Ci ha provato in tutti i modi a rendere la notte del’Olimpico un po’ Special, per mandare la sua Roma in orbita Scudetto e cambiare il volto della stagione. Non ci è riuscito perché il fulmine di Osimhen nel finale ha deciso la gara nel modo più crudele, ammutolendo l’Olimpico che aveva atteso per oltre 80 minuti il momento giusto per esplodere.
Josè Mourinho non l’ha solo preparata, ma anche giocata: Roma-Napoli l’ha vissita in maniera così intensa da sovrapporsi ai movimenti dei suoi giocatori, a sobbalzare ad ogni decisione. Voleva battere il suo “amico” Spalletti e non c’è riuscito. La sua Roma è stata ripetutamente scossa dagli input del suo condottiero. L’ha preparata in un certo modo, ha studiato pregi e difetti dell’armata azzurra e voleva che il piano gara venisse rispettato alla sillaba.
Lo Special One vede il campo e ancora una volta, in anticipo su tutti, anche il futuro. Come accaduto a Siviglia aveva rivisto l’azione contestata e si era fiondato in campo, sbracciandosi, per far convalidare la rete, il copione si ripete all’Olimpico. Irrati assegna un rigore per un presunto fallo di Rui Patricio su Ndombelè. Lo Special One è il primo ad alzarsi e a mandare indicazioni al fischietto di serata: “Non è rigore”. Il Var dà ragione alla sua intuizione, come se fosse attratto dal magnetismo del portoghese, lì trepidante a pochi passi.
Nella ripresa toglie il suo pupillo Abraham, manda in campo Belotti. In campo si lotta su ogni centimetro, lui si guadagna un giallo per le proteste. La partita vive un momento di stallo, il Napoli fa girare il pallone e la Roma sembra poter trovare il guizzo da un momento all’altro: è il piano perfetto, quello che il portoghese aveva previsto in anticipo per tutta la settimana. Il piano che Osimhen, in grado di far sbagliare l’impeccabile Smalling, manda in frantumi con la stessa violenza con cui impatta il pallone. La notte all’Olimpico si fa buia, sul finale scivola per consegnare l’ultimo pallone della partita al suo capitano Pellegrini. Ennesimo attacco andato a vuota, a far festa è Spalletti.
FONTE: La Repubblica – A. Di Carlo