Dal Paradiso all’augurio che i suoi giocatori si trasformino in bestie, il passo è lungo quanto quello che deve fare la sua Roma. Baudelaire non avrebbe dubbi su cosa scegliere, nemmeno un ultras: la seconda che hai letto; undici satanassi in campo, altrettanti fra panchina e tribuna, pronti alla dannazione eterna pur di non prendere un gol in contropiede o su calcio d’angolo.
Il fatto è che sta soprattutto a Ivan Juric riuscire a trasformare – parole sue – tutto lo schifo che stanno vivendo nell’occasione della loro vita. “Mentalità vincente”, questo sarebbe il mezzo per riuscirci, solo che da queste parti quelle due parole le sentiamo come un rintocco, una sentenza, una mancanza, un dovere, dalla prima (e unica) volta che qualcuno veramente ce l’ha cambiata (era un biondino riccioluto , col sole in fronte, veniva dal Brasile).
L’impressione è che stesse un po’ parlando a se stesso. Che lo Juric ritrovato, (…) sia consapevole del momento e allora se la gioca – finalmente – un po’ di più alla sua maniera.
In verità ha conservato una coerenza anche rispetto a quello che si è presentato qui: per lui il Paradiso comunque non può attendere, per lui a Trigoria c’è organizzazione, c’è tutto, c’è il direttore con cui va d’accordo, e quindi non esistono e non devono esistere né scuse, né alibi. Mi sembra il passaggio più onesto e più duro, perché, così, alibi e scuse se le sta togliendo innanzitutto a se stesso (quando invece ne avrebbe, eccome).
Diciamo che per la prima volta, invece, non è stato elegantissimo nei confronti di Daniele De Rossi chiamandolo in causa proprio per illustrare il tema della mancanza della mentalità: “delle ultime 17 partite la Roma ne ha vinte tre“, il che è sembrata forse proprio una scusa. Perché così la mentalità vincente che non c’è diventa quella che manca all’ambiente e non solo ai giocatori che allena, e un po’ di più quella che è mancata a chi c’era prima (…). Un piccolo inciampo, anche se il dato è vero. Un piccolo inciampo perdonabilissimo non solo perché finora nei confronto di Daniele è stato esemplare, ma perché volesse il cielo, se questo è l’unico modo per sparigliare questa situazione, procediamo. (…)
FONTE: Il Romaista – T. Cagnucci