Il calcio è geometrico, razionale e superstizioso. Sarebbe consigliabile attenersi alle sane tradizioni portate avanti da quei maestri di vita che sono gli allenatori e non parlare di giocatori di altre squadre, finché non firmano per la tua.
Allo stesso modo, commentare la nascita di uno stadio appena schizzato su carta, al massimo modellato in realtà virtuale, incarnato in una manciata di pixel, ologramma mentale consolidatosi in una stretta di mano tra sindaco e vicepresidente, è saggio come salutare Wolverine con una pacca sulla spalla mentre è distratto. (…)
Il nuovo stadio della Roma, che tale resterà qualunque sia la struttura proprietaria scelta, non si circonderà di un intero quartiere come la prima versione pallottiana (ammesso che fosse un male) né turberà la placida ed etera linea del profilo urbano di Roma né spezzerà armoniosi orizzonti come quelli che si godevano dalle mitiche tribune di Tor di Valle.
Sarà soltanto una realizzazione concreta, una plccola grande opera dentro una città oggi inchiodata dall’attesa del Giubileo, strangolata dai cantieri, immobilizzata dalla chiusura delle stazioni della metro e dall’anemia dei mezzi pubblici.
FONTE: Il Corriere dello Sport