La gara con l’Inter sembrerebbe avere il sapore dell’ultima spiaggia, per Di Francesco, se non fosse che l’emergenza legata agli infortuni sposta le priorità. La qualificazione agli ottavi di Champions tra i fischi, dopo la sconfitta casalinga col Real – è la seconda volta consecutiva che De Rossi e compagni superano il girone e non accadeva dal 2008/ 09 – segna un punto di rottura evidente tra la Roma e la sua tifoseria, difficilmente risanabile se arrivasse un ko anche domenica. Il fantasma del successore di Eusebio sulla panchina giallorossa aleggia come un corvo sulla testa del tecnico, con Paulo Sousa che continua ad essere l’unica alternativa presa contemplata dai vertici del club (Conte, in tribuna all’Olimpico martedì sera, non prenderebbe in considerazione una situazione così precaria). Nessuno vorrebbe pensare alle estreme conseguenze, ma una ulteriore brusca frenata renderebbe molto scomoda la posizione di Di Francesco, che l’altra sera ha ridato un cazzotto di rabbia al plexiglass della panchina, come già successo tre mesi fa, dopo il pareggio con l’Atalanta, in quel caso fratturandosi una mano. Ma dare cazzotti o inveire contro il mondo a poco rischia di servire contro l’Inter di Spalletti, visto che sarà una Roma piena di giovani quella che scenderà in campo. La Roma di Monchi, per la verità, quella costruita dal ds nelle sue due estati di mercato: in attacco sono infatti rimasti Ünder, Schick e Kluivert, Zaniolo trequartista, Nzonzi e Cristante in mezzo al campo.
«Non ci saranno sicuramente De Rossi, Dzeko, El Shaarawy e Lorenzo Pellegrini» la rivelazione del tecnico, con i due attaccanti che faranno oggi gli esami per capire quanto dovranno restare fermi. Da aggiungere guai al polpaccio anche per Coric, con Pastore e Perotti ancora fuori: nei prossimi giorni forse rientreranno in gruppo. Da inizio stagione sono arrivati a ben 18 gli stop muscolari, davvero tanti per considerarli una casualità. «Troppi infortuni? Cominceremo a farci delle domande, perché sono tutti problemi simili – la preoccupazione di Eusebio – il calcio a livello fisico è diventato tosto. Dzeko si è fatto male in un momento importante della stagione, così come El Shaarawy: purtroppo quando lo mettevo e dicevo che non stava benissimo lo dicevo perché conosco la squadra meglio di chi parla e non sa». Ma il tempo delle chiacchiere è arrivato al capolinea, sotto accusa i metodi di lavoro e i logorio di giocatori spremuti. Chi può approfittare della situazione è Schick, che appare ancora evanescente e poco incisivo, ma ha la possibilità di trovare continuità vista l’assenza del collega, dando una svolta alla sua carriera, in un senso o nell’altro.