Gli sono bastate la brezza di casa e la fascia di capitano per demolire i primi accenni di critica: eh ma nelle ultime partite stava giocando male… Con 4 gol in 37 minuti Romelu Lukaku ha confermato le impressioni del ct Tedesco, che alla vigilia aveva detto di «non averlo mai visto così in forma».
Ora Mourinho spera di poterlo ritrovare più motivato e leggero per la ripresa del campionato: a parte la giocata da fenomeno che ha deciso la rocambolesca partita contro il Lecce, da lui ha avuto poco nelle ultime settimane. Anzi tra Monza, Inter e Lazio, senza contare la trasferta a zero tiri a Praga, Lukaku non ha saputo offrire un grande contributo offensivo alla Roma. Ma è anche un problema di squadra, evidentemente. Un centravanti per essere pericoloso ha bisogno di qualcuno che gli renda la vita più semplice negli ultimi venti metri.
Nella Roma il ruolo deve toccare a Paulo Dybala, che però ancora non ha raggiunto uno stato di forma ottimale e sta faticando a incidere sulla manovra offensiva: il deficit è atletico ora, più che fisico. Ovviamente con il passare delle settimane l’intesa tra i due migliorerà, soprattutto attraverso le sedute di allenamento a Trigoria: nei primi mesi due mesi e mezzo alla Roma, sono state davvero poche le occasioni in cui Lukaku ha potuto testare e affinare la relazione calcistica con il compagno di reparto, tra viaggi con le nazionali, partite ravvicinate e infortuni vari.
Ma perché Lukaku possa sprigionare tutto il potenziale – comunque 6 gol in campionato e 3 in Europa League non sono pochi – deve crescere tutta la Roma. Non solo Dybala. In questo senso il ritorno di Lorenzo Pellegrini renderà più fluida la manovra, mentre i cambi di ritmo di Renato Sanches faciliteranno l’imprevedibilità del palleggio. Così, solo ritrovando i suoi migliorare i suoi interpreti, Mourinho potrà ripristinare il modello strategico estivo: niente palla lunga, se non come iniziativa individuale, ma tanta costruzione ed elaborazione di cui un attaccante tecnico come Lukaku certamente beneficerà.
Dalla sua entrata in scena, almeno come titolare, la media-punti in classifica è stata più o meno in linea con l’obiettivo Champions League: 1,89. Ma la falsa partenza della Roma impone un miglioramento globale, in cui gli esterni devono cominciare a fare la loro parte. Di questo spesso parla Lukaku nello spogliatoio della Roma: cerchiamo di valorizzare 1 lavoro sulle fasce, aprite gli spazi e piazzate qualche buon cross, al resto ci penso io. La sua leadership è riconosciuta anche dal trio italiano, composto dal capitano Pellegrini e dagli scudieri Cristante e Mancini: da un professionista come Lukaku qualunque giocatore può imparare. E allora, come direbbe Mourinho, è la Roma a dover salire al suo livello, non il contrario. Per tutto il tempo in cui durerà, anche fossero soltanto i 9 mesi del prestito dal Chelsea, un lusso del genere non va inzuppato di mediocrità.
FONTE: Il Corriere dello Sport – R. Maida