Ancora all’Olimpico, stasera contro il Bologna (ore 20,45), con l’obiettivo di interrompere il preoccupante digiuno casalingo nel 2020. La Roma, nei 3 match del 2020 giocati nel suo stadio (dove raccoglie meno che in trasferta: 18 punti in 11 partite in casa e 21 negli 11 fuori), ha festeggiato solo il pari contro la Lazio: 1 punto, dunque, su 9 a disposizione. I 2 ko consecutivi contro il Torino e la Juve, subito dopo la sosta di Natale, hanno inciso sulla classifica, permettendo all’Atalanta di tornare davanti, cioè al 4° posto: stessi punti dei giallorossi (39) con il vantaggio però nella differenza reti che è anche complicato da azzerare (+16).
La volata fino al traguardo è lunga ancora 16 partite, ma Fonseca non si può certo permettere altre sbandate nella corsa Champions. Tra 8 giorni, tra l’altro, c’è lo scontro diretto di Bergamo che rischia di diventare decisivo nel duello contro i nerazzurri, già forti del successo dell’andata. L’inizio del nuovo anno, insomma, è stato deludente. Andamento lento, con 4 sconfitte in 7 partite e l’eliminazione ai quarti di Coppa Italia. L’ultima caduta, sabato sera a Reggio Emilia contro il Sassuolo, ha poi riaperto il dibattito a Trigoria sul comportamento del gruppo in campo.
E, di conseguenza, sulla sua competitività. Sempre i soliti discorsi, però: mancanza di continuità nelle prestazioni e quindi nei risultati, rosa non sufficientemente affidabile e sicuramente non rinforzata durante la sessione invernale del mercato, qualche ruolo ancora scoperto o comunque senza il giusto ricambio che possa sopperire ai gravi infortuni di Zappacosta, Zaniolo e Diawara e alla partenza improvvisa di Florenzi.
RIABILITAZIONE URGENTE Il lavoro di Fonseca non è in discussione. L’allenatore non ha mai pianto per le assenze e ha cercato di trasmettere comunque i suoi concetti di calcio. Al tempo stesso, però, avrebbe voluto giocatori pronti ed esperti già a gennaio per giocarsi alla pari contro le big la seconda parte della stagione. Non è stato accontentato. E, pur avendolo sottolineato in ogni sua dichiarazione pubblica, si è adeguato alla strategia del club che, impegnato nel passaggio di proprietà da Pallotta a Friedkin (Marc Watts, presidente del gruppo di Houston, potrebbe anche essere spettatore interessato all’Olimpico), non ha avuto budget per le operazioni da fare in corsa.
Ha dunque accettato il mercato in fieri di Petrachi che ha puntato sui giovani. Non ha, invece, gradito la sua invasione di campo nell’intervallo della partita con il Sassuolo. Espulso, insomma, il ds dallo spogliatoio di Reggio Emilia. La gestione dei calciatori, durante la partita, è roba esclusivamente sua. E se la dirigenza non ha gradito l’intervento di Dzeko che, facendo riferimento alla mancanza di qualità, ha cercato di svegliare i giovani in letargo, l’allenatore si è subito schierato con il nuovo capitano, definendolo leader che dispensa consigli ai compagni meno esperti.
Stasera è dunque probabile che si riprendano il posto da titolare sia Kolarov che Perotti, quest’ultimo in ballottaggio con Mkhitaryan che, assente dalla partita del 5 gennaio contro il Torino, ha solo 2 allenamenti veri nelle gambe, e non con Pastore, buono per ora solo per la panchina. In difesa conferma per Santon a destra. Largo, quindi, alla vecchia guardia per ripartire.
EMERGENZA ROSSOBLU Il Bologna, senza Mihajlovic in panchina, è in ripresa: i 2 successi di fila lo hanno fatto salire all’11° posto. Ma le assenze potrebbero pesare, compresa quella del suo allenatore costretto a tornare il clinica per la terapia: solo 19 convocati, compresi i primavera Mazza e Juwara, e i forfait confermati di Medel, Krejci, Dijks, Santander e Sansone, ai quali va aggiunto lo squalificato Poli. De Leo, insomma, sta peggio di Fonseca ancora senza Zappacosta, Diawara e Zaniolo, più Pellegrini fermato dal giudice sportivo: nella lista dei 23 manca pure il nuovo acquisto Ibanez.
FONTE: Il Messaggero – U. Trani