“La Lega non ci ha tutelati e Lotito ha sbagliato a dire quelle cose su Ndicka“. Come già capitato sotto la gestione Mourinho, De Rossi parla da dirigente. Andando dritto al punto per difendere la sua Roma dagli attacchi esterni. Nonostante oggi si giochi una buona fetta della partecipazione alla prossima Champions League, la conferenza stampa della vigilia ha avuto poco a che fare con il Bologna e le sue insidie.
L’allenatore giallorosso ha voluto ribadire la posizione del club rispetto alle tante polemiche scaturite dal rinvio della gara contro l’Udinese e dal successivo spostamento a giovedì 25 aprile. (…) “Mi dispiace che il presidente Lorenzo Casini non abbia ascoltato le nostre richieste, che secondo me erano legittime e sacrosante. Mi dispiace che il capo delle competizioni Andrea Butti, un uomo di calcio che è stato nell’Inter per tanti anni, non ci abbia aiutati e capiti. Lui stava dentro al campo, faceva le coppe europee, sa benissimo quanto un giorno in più o in meno sia determinante per una squadra, detto ciò punto”. E a capo, senza gravare testa e gambe di retro pensieri e manie di persecuzione che sarebbero deleteri. (…)
La chiosa di De Rossi è sulla frase pronunciata dal presidente della Lazio Lotito sull’infortunio a Ndicka (“hanno sospeso una partita per un codice giallo”): “C’è stato un tweet delle 20:42 della Lazio che dice ‘forza Evan, ti siamo vicini. Io non ho mai visto fare un tweet per un codice giallo. Appena andati via stadio c’era la percezione di qualcosa di molto grave. Non lo è stato, ne siamo tutti contenti, ma nessuno deve rinfacciarci che il nostro amico non sia morto o non sia ancora in ospedale con i postumi di un infarto. Quando ho parlato di gente che vede il marcio è questo, come chi ha detto che l’abbiamo fatto per risparmiare venti minuti in vista del Milan. Se te lo scrivono sui social dei tifosi sfegatati o ragazzini di 15 anni, ti dà fastidio per 30 secondi e poi passa. Se invece lo facciamo noi è diverso. Con Lotito ho un buon rapporto, ma stavolta ha sbagliato, gli è sfuggito un colpo a vuoto”.
FONTE: La Repubblica