Si scrive confronto, si legge conflitto. Nella Roma è ripartito il «tutti contro tutti» segnalato da Gianluca Petrachi nei giorni dell’insediamento. Il presidente Pallotta segue una strada che l’amministratore delegato da lui scelto, Guido Fienga, non condivide, come si evince chiaramente dalla recente relazione indirizzata agli azionisti. Lo stesso Petrachi sente il futuro sfarinarsi come un biscotto in fondo al pacco e reagisce attaccando urbi et orbi, colpendo i giocatori e prefigurando cessioni impopolari.
Ma dietro alle quinte c’è chi si sta muovendo da diversi mesi per riconquistare ciò che gli è stato tolto: Mauro Baldissoni, vicepresidente svuotato di ogni potere dallo scorso anno, ha ancora diversi alleati dentro alla società che lo vorrebbero di nuovo al ponte di comando, con la qualifica di plenipotenziario. Il presente della squadra, a pochi giorni dalla ripresa del campionato, sembra interessare solo a Paulo Fonseca, che assiste senza esporsi alle lotte intestine interrogandosi sugli scenari: che Roma si potrà costruire per la prossima stagione, soprattutto se non entreranno i soldi della Champions League?
Sembra una serie tv in cui intrighi, spiate, chat, screenshot rappresentano i mezzi per accreditarsi agli occhi del padrone. Anche tra i pesi piuma dell’organigramma. Il punto però è che nella Roma attuale il proprietario sembra totalmente distante, non solo in senso fisico, dalle vicende del club. Infastidito dagli ultimi sviluppi della trattativa con Friedkin, Pallotta è oggi interessato alla ricerca di un acquirente, a liberarsi di un bene che prima del Covid aveva quasi venduto, non certo ad accontentare una tifoseria che da anni lo contesta aspramente. E così nella transizione senza portafoglio ha affidato all’unico manager italiano di cui si fida completamente, Franco Baldini, il compito di intelligence nell’alta finanza per reperire potenziali investitori.
Ma intanto, come accade in tutte le crisi di governo, si respira un’aria inquieta nelle due sedi del club, quella istituzionale dell’Eur e quella sportiva di Trigoria. I giocatori, come ha raccontato con candore Pastore, non sanno chi resterà e chi andrà via. L’ultima intemerata di Petrachi, già inviso a molti tra dirigenza e squadra, ha accentuato il senso di smarrimento.
Al di là delle parole su Zaniolo, di fatto dichiarato cedibile pochi giorni dopo una riunione in cui Fienga aveva rassicurato l’entourage del giocatore, ha colpito l’analisi su Pellegrini, al quale Petrachi ha attribuito l’eventuale responsabilità di un divorzio (citando la clausola rescissoria come espediente di libertà). E’ stato come se il direttore sportivo, parlando alla piazza, avesse messo le mani avanti: se partono i gioielli, la colpa non è mia ma del bilancio dissestato. Anche questa presa di posizione potrebbe costargli il posto, dopo la fine del mercato di settembre, a prescindere dal piazzamento in campionato. (…)
FONTE: Il Corriere dello Sport – R. Maida