Stasera Romelu Lukaku alzerà il volto verso il cielo di Milano come per dire: “Io non ho paura”. Lo stesso messaggio, in fondo, che in questi giorni ha ripetuto ai suoi compagni e allo stesso José Mourinho, un po’ ironici e un po’ preoccupati, perché se Big Rom dovesse andare fuori giri per eccesso di nervosismo sarebbe un problema per tutti.
Ma che i sentimenti volubili e i matrimoni beffati sappiano destare anche qualche simpatia, è storia nota. Certo, nel calcio si cambia quasi sempre per uno stipendio, perciò i traghettamenti fra due sponde fieramente rivali – da Meazza (Inter e Milan) a Cordova (Roma e Lazio) – in genere all’amore (o al disamore) uniscono anche il companatico.
In ogni caso, probabilmente hanno ragione quelli che pensano come i giocatori non debbano giustificarsi di nulla in quanto professionisti o, in qualche caso, aziende. Chissà, forse avrebbe persino svelenito i derby vedere Totti alla Lazio, Nesta alla Roma, Maldini all’Inter e Zanetti al Milan. Forse avrebbe reso i tifosi persino un po’ più consapevoli del fatto che soffrire per una squadra ci sta, ma per un giocare che parte magari no. Perciò, alle amichevoli battute dei compagni su quello che oggi lo aspetterà a San Siro, Lukaku risponde lo stesso mantra: “Sono pronto e non ho paura”.
Non ha neppure bisogno di farsi rimpiangere, perché tanto risentimento in fondo significa anche questo. Ciò che vorrebbe, però, è fare il gol della vittoria, chiudere gli occhi, portare il taglio della mano alla fronte e il dito verso la punta del naso, invocando quel silenzio che in ogni caso non ci sarà.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – M. Cecchini