Ero convinto che Marcus Thuram avrebbe fatto rimpiangere Lukaku: ventisei anni, ventisette ad agosto, non era ancora riuscito a sfondare e non sembrava in grado di sostituire degnamente Big Rom e, per certi versi, anche Dzeko. Sei mesi dopo devo dar ragione a Piero Ausilio che già nella prima estate di Inzaghi all’Inter aveva trovato l’accordo – contratto chiuso – con Mino Raiola, a quel tempo agente del francese, e completato un pacchetto d’attacco formato da Lautaro, Dzeko e, appunto, il figlio di Lilian. (…)
Lukaku è un mio pallino dai tempi dell’Everton, fantasie sui riti voodoo – Veve, sacrificio e possessione – a parte: ha meno qualità, ma una presenza e una capacità realizzativa superiori. Sarebbe stato perfetto per la Juve, penso di averlo scritto fino allo sfinimento, ed è una mano santa per la Roma, dove ha trovato la sponda giusta in Dybala: solo Pitagora stabilì relazioni migliori tra la lunghezza dei lati di un triangolo e il coseno di uno dei suoi angoli.
Io continuo a preferire Rom a Marcus, anche se rinnovo i complimenti a Ausilio per avere visto più lontano e prima di tutti. Lo preferisco perché se il belga si trova uno contro uno col portiere la sentenza è scritta e quando parte da destra armando il sinistro fa paura anche ai bambini al di sotto dei dodici anni. Don’t worry, be happy.
FONTE: Il Corriere dello Sport – I. Zazzaroni