I gol dell’Italia salgono a vista d’occhio come l’alta marea di novembre, danno una sensazione di piccola onnipotenza che avevamo dimenticato. Le vittorie di seguito diventano 11, i record si moltiplicano, continuano a esordire ragazzi e nessuno sa più deludere (…) .
Zaniolo è uno strano tipo di giocatore, è al centro di lunghe variazioni del calcio, a volte inciampa nella sua forza, si annoda nella corsa perché non è ancora corretto nel controllo. Ma ha tutto, è il campione standard del futuro. Ha fisico, potenza, classe, sfacciataggine, ma anche serietà. Non è un bad boy, non lo trovi la notte in discoteca, è uno che a volte ha voglia di scappare dalla casa robusta che il calcio gli ha costruito intorno. È un giocatore nuovo, di questo tempo. I suoi valori atletici sono fra i più alti d’Europa, non brilla perché è grande e grosso, di quel genere ne esistono tanti. Brilla perché fa tutto quello che fanno i piccoli. È onnicomprensivo, adattabile. Non è il migliore di tutti, ma è unico, il primo. (…)
Come Tonali, Barella, Chiesa. E stiamo giocando senza Verratti, Sensi, Pellegrini. Da queste qualificazioni escono due Nazionali quasi identiche e interscambiabili, con lo stesso gioco, perfino gli stessi risultati. Non ricordo un lavoro con questi esiti. Non parlo del rilancio italiano che è comunque periodico come tutto nelle buone abitudini del calcio. Parlo di questa capacità di essere belli e utili, tutti nella stessa misura. Un misterioso socialismo tecnico che fa di Mancini un c.t. diverso. Da Bearzot a Sacchi, a Lippi, sono stati tutti contestati, alcuni anche dopo che avevano vinto. Qui è comparso improvvisamente l’ordine
delle cose, come fosse nata una vita nuova.
FONTE: Il Corriere della Sera