C’è solo la Roma all’Olimpico. Non è il solito slogan. È andata proprio così. La Lazio è come se non si fosse presentata. Il derby, insomma, è stato a senso unico e più di quanto si possa immaginare. Avrebbero potuto esagerare e invece non hanno infierito sull’avversario al tappeto. Autentica mattanza nel primo tempo, lucido controllo nella ripresa. Sarri, dopo il successo discusso dell’andata, si è dovuto inchinare a Mourinho che al ritorno lo ha anche sorpassato in classifica.
L’ha studiata e l’ha conquistata di forza. E con qualità. Fisico e tecnica, dunque, per allungare la striscia positiva in campionato: 10 risultati utili. Maurizio, incredibile ma vero, è stato spettatore, senza essere capace di entrare in scena. Nessuna sua mossa ha avuto effetto. Il ko è nel suo copione. Lo Special One, senza aver avuto bisogno di Zaniolo che ha vissuto la sfida in panchina, ha incoronato Abraham, il suo testimonial.
Con 2 gol (sono 23 stagionali) il centravanti ha steso in 22 minuti i biancocelesti, colpendo subito, dopo 56 secondi (il gol più veloce di sempre nella storia del derby), e dimostrando che non serve sempre aspettare l’ultimo respiro per prendersi il match. Pellegrini su punizione ha chiuso la sfida già prima dell’intervallo.
Così ha scelto la sua squadra, gli interpreti per andare a dama. Un attaccante in meno, fuori Zaniolo, è un centrocampista in più, Oliveira, per sistemare la rete in cui spingere i rivali. Da bloccare ogni idea di gioco e tocco di classe. Subito, al fischio d’inizio. Il 3-4-2-1 con il doppio trequartista, dietro ad Abraham ecco Mkhitaryan e Pellegrini, è cucito addosso al 4-3-3 di Sarri. Soprattutto agli interpreti della Lazio. Via a uomo, cominciando dal play di Maurizio: Mkhitaryan è su Leiva. E lo annienta.
FONTE: Il Messaggero – U. Trani