Lo ha detto martedì sera ai tifosi, uscendo dal Fulvio Bernardini: “Devo darmi una svegliata”. Una sorta di “mea culpa” da parte di Gianluca Mancini, passato da eroe a “traditore” nel giro di sei mesi e ora alla ricerca di una svolta personale (e di squadra) per ritrovare il feeling con i tifosi. Quello che deve cercare anche con Ivan Juric, specialmente dopo i fatti del Franchi. Non tanto quella mancata rincorsa a Kean sul gol del vantaggio viola e che ha fatto infuriare l’allenatore ma anche i romanisti, piuttosto il duro scontro avuto proprio con Juric durante l’intervallo.
Il faccia a faccia, la bottiglia scagliata verso il difensore centrale, poi quel presunto contatto tra i due prima che venissero divisi. Insomma, è successo di tutto. E Juric in conferenza ieri lo ha confermato, ribadendo però che in un certo senso lo scontro è stato positivo: “Abbiamo indirizzato la barca, almeno a livello di pensiero. Su cosa deve fare la squadra, su cosa deve essere concentrata. In quel senso io la vedo come una cosa positiva, anche il mio carattere preferisce questo tipo di confronti, per andare a testa alta, pulita, invece di fare chiacchiere dietro”.
Non c’è stato un provvedimento disciplinare nei confronti di Mancini, sia per il chiarimento, sia perché è stato il tecnico a lanciare la bottiglietta verso di lui, al contrario il difensore sarà titolare e nel confronto degli ultimi giorni a Trigoria, sia individuale con Juric sia di gruppo, ha tenuto a precisare come quel momento fosse frutto della frustrazione e che non dovrà ricapitare. Mancini vuole dare un segnale a tutti, da vice capitano, vuole riuscire insieme al grup po dei senatori a dare una svolta a questa stagione e invertire il trend negativo già da stasera.
Lo ha detto chiaramente anche ai tifosi: “Ritorneremo ragazzi, ci rialzeremo. Noi diamo veramente tutto ogni partita, domenica è stato un disastro e anche io devo darmi una svegliata. Ti guardo negli occhi – le sue parole a un tifoso fuori Trigoria – e ti dico che il gruppo squadra e l’allenatore sono la stessa cosa. Fidatevi di noi. Siamo concentrati sul campo e sappiamo di dover dare di più”.
Un atteggiamento sicuramente positivo ma che non spegnerà naturalmente la contestazione prevista all’Olimpico. E anche lui per una serie di motivi tra campo e spogliatoio sarà fischiato. Mancini fino a poche settimane fa era il grande idolo della tifoseria per una seconda parte di stagione – quella scorsa – vissuta da vero e proprio eroe. In totale sette reti, ma soprattutto quelle tre di aprire che hanno deciso il doppio confronto con il Milan ai quarti di Europa League, ma soprattutto la vittoria nel derby.
Gli sfottò post gara ai biancocelesti sotto la curva Sud, insieme ai romanisti, quella bandiera “anti Lazio” mal digerita e sventolata dal centrale lo aveva reso il più celebre nella Capitale. Ora è tutto diverso, ora anche lui deve riconquistarsi la fiducia di una tifoseria arrivata al limite e decisa a non fare più sconti alla squadra. Servirà il vero Mancini, il vero leader del gruppo ma soprattutto il vero difenso re centrale per far dimenticare la prestazione negativa contro la Fiorentina e risollevare le sorti della Roma.
FONTE: Il Corriere dello Sport