Mirko Manfrè, attuale referente delle scuole calcio a Trigoria e responsabile del cambio di ruolo di Lorenzo Pellegrini, passato in tenera età da attaccante a trequartista…
Manfrè, ci racconta di questa intuizione? «Lorenzo lo ho avuto con me due anni, nelle categorie giovanissimi provinciali e regionali. Eredito la squadra con lui centravanti. Inizio anche io così. Poi mi rendo conto che ha delle qualità particolari e che può rendere meglio in una posizione più arretrata, dove può usufruire di più spazio».
È stato semplice convincerlo? «Diciamo di sì (ride, ndc)… Inizio a parlarci. Persuadere un bambino a lasciare la maglia numero 9 non è mai semplice. Allora comincio a farlo giocare una partita in attacco e una a centrocampo. Così facendo, si rende conto che in quella posizione tocca molti più palloni, è più partecipe al gioco. Alla fine si convince».
Si aspettava all’epoca che Pellegrini potesse diventare il calciatore attuale? «Era sicuramente uno di quei ragazzi che dovunque andassimo non passava inosservato. Magari potevano esserci dei compagni che rubavano di più l’occhio ma l’esperto di calcio si accorgeva di lui. E a me ha sempre colpito la straordinaria capacità di apprendimento».
FONTE: Il Messaggero – S. Carina