Secondo una ricostruzione glottologica, l’espressione “piantare in asso” deriva dal mito greco e dall’abbandono di Arianna da parte di Teseo nell’isola di Nasso. Beh, Kostas Manolas è nato a Nasso ma non pianterà la Roma. Non di sua volontà almeno. E per questo è pronto a ridiscutere il contratto con Monchi per eliminare o almeno alzare la clausola rescissoria, lo spauracchio di tutti i club ambiziosi.
APPEAL – Anche se non ha dovuto sconfiggere il Minotauro come il mitico connazionale Teseo, Manolas ha ottenuto un risultato calcisticamente paragonabile: abbattere il Barcellona, evento per il quale al Santiago Bernabeu i tifosi del Madrid lo hanno osannato. «E’ un motivo di orgoglio per me aver segnato quel gol. E’ stata una serata incredibile». Da allora, se mai avesse avuto dubbi prima, si è avvinghiato alla Roma come se fosse un lembo di pelle da cui è impossibile staccarsi. «A chiunque piacerebbe giocare nel Manchester United o nel Barcellona ma io sto bene qui: credetemi, lasciare Roma non è facile. Qui un calciatore ha tutto» ha chiarito in estate, quando aveva garbatamente rifiutato la corte del Chelsea che avrebbe pagato i 36 milioni della clausola.
ECCOCI – Manolas in verità aveva manifestato attaccamento alla città e alla società anche l’anno prima, facendo saltare in aria all’ultimo momento il trasferimento allo Zenit, e complicando i piani di Monchi che rimediò frettolosamente piazzando a Londra Ovest il collega Rüdiger, difensore altrettanto valido ma meno appetibile in termini finanziari causa plusvalenza inferiore. Lì per lì si creò una frizione con la società.
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