Il pari della Roma contro il Cagliari (1-1), il secondo di fila dopo quello di giovedì a Graz (stesso punteggio), finisce presto fuori dall’inquadratura. Che dedica il primo piano all’arbitro Massa di Imperia. La sua prestazione è da bocciare perché rovina il match dell’Olimpico. Vede male e decide peggio. Fa innervosire i giocatori e gli spettatori per la sua gestione arrogante e presuntuosa.
E senza personalità. Il segno su questo torneo l’ha lasciato subito, al via nella nuova stagione: Fiorentina-Napoli (3-4) del 24 agosto. Lì ha inciso sul risultato, chiedere a Montella che, primo allenatore ammonito, ha dovuto ingoiare il rigore inesistente su Mertens e si è visto sfilare quello netto su Ribery. Qui il direttore di gara si è preso di nuovo la scena senza che nessuno, però, glielo chiedesse. Anche quando il Var lo ha salvato o spinto all’errore.
Inadeguato, dunque. Lo sa bene Fonseca che, entrato in campo a fine partita per chiedere spiegazioni sulla rete della possibile vittoria annullata a Kalinic, ha ricevuto il rosso (dopo il giallo) in faccia: invasione e protesta plateali. Lo sbandieratore di cartellini, rosso anche per Romano (collaboratore vivace del portoghese), si è, quindi, offeso. E non ha chiarito. Nemmeno dopo, nello spogliatoio, ai dirigenti.
NESSUN RISPETTO – La Roma, insomma, non ci sta. E alza la voce in pubblico con il ds Petrachi a fine partita, dando seguito alla lamentele, quelle fatte sottotraccia, di Bologna e Lecce, trasferte vincenti nonostante i torti ricevuti. In questo caso il pari fa rallentare la Roma nella corsa Champions, pur restando al 5° posto e a meno 1 dal Napoli quarto. Ecco perché la legge arbitrale deve essere uguale per tutti. Sia per il fallo di mano che per la visione dell’episodio al Var.
Il tocco con il braccio di Mancini, punito all’Olimpico da Massa, è come quello di Lucioni che il signor Abisso di Palermo, domenica 29 settembre, non ha assegnato allo stadio di Via del Mare. Ma c’è di più: l’azione nasce dalla punizione concessa nonostante l’intervento di Diawara sia stato sul pallone. L’arbitro è vicino, ma sbaglia. E concede il bis, non fischiando il rigore. Ci pensa il Var Nasca. Lo stesso che, contando sulla distrazione e sull’insicurezza del direttore di gara, fa da ventriloquio per annullare la rete di Kalinic.
Massa, approfittando dell’infortunio di Pisacane che leggermente spinto dall’attaccante si scontra con Olsen, diventa solo spettatore. Non fischia nè punizione nè gol. Aspetta che Nasca, cioè che sia il Var a partorire il risultato, lasciandolo sull’1-1.
PANCHINA CORTA – Massa, insomma, divide (i punti) et Imperia (in campo). La Roma, però, avrebbe meritato il successo, a prescindere dagli episodi discussi. Perché reagisce e costruisce, con il 67 per cento del possesso palla, nonostante l’emergenza. Va sotto a metà nel primo tempo, mai successo nelle precedenti 8 partite stagionali.
Il Cagliari, prudente nel suo 4-3-1-2 e con Nainggolan anestetizzato dall’affetto della Sud, passa sfruttando il rimbalzo che, nell’area giallorossa, finisce sul braccio largo di Mancini. Joao Pedro trasforma di forza. Sono solo 19 i convocati: la rosa sfiorisce tra le mani di Fonseca che, alla mezz’ora e sotto di un gol, si trova chiaramente in imbarazzo quando si fa male anche Diawara (menisco), fino a quel momento tra i più lucidi.
La scelta, guardando gli 8 giocatori seduti dietro di lui (compresi i portieri Fuzato e Mirante), è ridotta e quindi scontata: Pastore e Kalinic, titolari giovedì a Graz, non sono fisicamente al top. Rimane Antonucci, entrato in corsa pure in Austria. E va a sinistra, con Zaniolo trequartista, stessa mossa usata con il Wolfsberger. Veretout, spaesato in partenza, torna a fare il mediano accanto a Cristante.
Pochi secondi e la Roma pareggia. Con l’azione più semplice manda l’ex Pellegrini e la difesa rossoblu in tilt: verticalizzazione a destra di Spinazzola per Kluivert, veloce nello scatto e preciso nel cross. Ma Ceppitelli, scivolando per anticipare Dzeko, infila Olsen. L’ex portiere giallorosso salva Maran dal ko con le parate su Zaniolo, il migliore per presenza ed efficacia.
Il turnover iniziale è di 5 giocatori, poi coinvolge anche i panchinari: Antonucci gioca 45 minuti e lascia il finale a Kalinic per il 4-2-4. Dzeko, con la doppia frattura allo zigomo, di testa libera in area il partner. Spintarella a Pisacane, gol a porta vuota e cronometro fermo per soccorrere il difensore (poi portato anche lui in ospedale). La partita, anche se il recupero è di 5 minuti, finisce lì.
FONTE: Il Messaggero – U. Trani