Mourinho ha già le idee chiare. In attesa di ricevere i regali chiesti a Tiago Pinto – Rui Patricio è già arrivato e lunedì sarà a Trigoria – il portoghese ha studiato l’assetto offensivo per il prossimo anno con Mkhitaryan, Pellegrini e Zaniolo alle spalle di Dzeko, che sembra rigenerato dall’arrivo dello Special One. Ieri pomeriggio la società ha aperto le porte del Fulvio Bernardini alla stampa per assistere per la prima volta ad un allenamento guidato dal portoghese: sull’erba del campo «Testaccio» stanno prendendo vita le trame di gioco e gli schemi che rappresenteranno il marchio di fabbrica della Roma di Mourinho, con un lavoro specifico dedicato agli attaccanti.
Prima di iniziare a lavorare l’allenatore e il suo staff hanno analizzato insieme ai giocatori – assenti Calafiori Mayoral e Zalewski – alcune fasi di gioco dell’amichevole con il Montecatini sul maxischermo istallato a bordo campo, con un focus incentrato sui movimenti dei due mediani. Durante l’allenamento invece il «pressing» del tecnico sui giocatori è stato costante, e questo anche grazie all’aiuto di Stefano Rapetti – responsabile della preparazione atletica – che in campo viene chiamato «Professore» da Mourinho. Sia durante il torello a gruppi che nel doppio sprint infatti, Rapetti ha chiesto ai giocatori di svolgere gli esercizi «a mille all’ora», tranquillizzando il gruppo e assicurando «terapie e acqua fredda» al rientro negli spogliatoi.
Ma gli spunti più interessanti sono arrivati dalla parte finale della seduta pomeridiana: mentre una parte del gruppo era impegnata in una partitella a campo ridotto incentrata sul possesso palla – due squadre da sette giocatori più tre jolly schierate 4-2-3-1 – Mkhitaryan, Pellegrini e Zaniolo si sono esercitati sui tagli degli esterni offensivi per alcuni minuti. Una scelta non casuale, che evidenzia come lo Special One abbia già in mente il terzetto che dovrà supportare Dzeko (o un nuovo centravanti in caso di cessione del bosniaco) durante la prossima stagione.
I metodi di Mourinho sembrano aver già conquistato i giocatori, che durante le spiegazioni degli esercizi ascoltano l’allenatore come fosse un maestro dietro la cattedra. In questo senso le dichiarazioni di Smalling non sono casuali: «È stata una sorpresa per tutti, c’è stato grande entusiasmo al suo annuncio».
L’inglese, che aveva già lavorato con il portoghese a Manchester, ha allontanato le voci che lo avrebbero voluto sul mercato dopo l’arrivo di Mourinho: «Sapevo che i media avrebbero costruito qualcosa sulla nostra relazione ai tempi dello United – ha spiegato Smalling – dal mio punto di vista è stato un bene essere allenato da lui, abbiamo vinto un trofeo insieme e mi ha nominato capitano in finale di Europa League. Avere un allenatore che ti conosce è un bene, lui è un tecnico di successo determinato a vincere trofei ad ogni costo». La speranza del difensore è quella di ripetersi anche nella Capitale: «So quanto sarebbe importante portare un trofeo in questo club, la storia di José mostra che la Roma ha scelto l’uomo perfetto per farlo».
FONTE: Il Tempo – E. Zotti