Scacciare via il derby e pensare subito a vincere con il Sassuolo questa sera alle 18.30. Nella conferenza stampa della vigilia Mourinho ha voluto subito guardare oltre la Lazio, non risparmiando l’ultima stoccata a Sarri: “Se avessi giocato come loro mi avrebbero ucciso, ma l’importante è vincere e io ho vinto tante partite nella mia carriera giocando così”.
Punto e accapo, ripartendo proprio dal giocatore che l’ha decisa: “L‘unico giocatore che confermo che giocherà è Ibañez. La squadra di domani è Roger e altri 10. Quest’anno siamo andati a Siviglia e quando l’ho visto la mattina pensavo fosse impossibile che giocasse. È uno che ci mette sempre la faccia, quando vinciamo lo facciamo tutti, quando perdiamo è lo stesso. Per me è un intoccabile”.
Tante carezze per il brasiliano quante le stoccate ad altri calciatori: “C’è gente da cui mi aspettavo di più? Sì. Non posso nascondere la mia delusione per l’involuzione di alcuni giocatori. L’atteggiamento non è un problema, quello che si doveva migliorare è l’accettazione di una sfida diversa rispetto a quella dell’anno scorso. La crescita nella mentalità e nella responsabilità, così come quella dell’ambizione. Non bisognava essere soddisfatti e contenti di aver raggiunto questo livello. Se io fossi stato soddisfatto della mia carriera, nel 2010 avrei dovuto dimettermi”.
Mourinho non fa nomi, ancora, ma il messaggio è chiaramente rivolto a chi ancora non sembra essere tornato da Tirana. Non detti che risuoneranno forti nelle orecchie di un avulso Abraham. Difficoltà in campo figlie delle assenze a cui Mourinho si aggrappa strenuamente, visto che “piangono tutti, lo faccio un po’ anche io”.
L’infortunio di Dybala rimane il più grande dispiacere di questa parte di campionato, perché “abbiamo giocato tre partite importanti senza il nostro giocatore più creativo, con più gol e più mobilità”. Così come il capitano, che tornerà nel 2023: “Pellegrini è multifunzionale, è l’altro giocatore che ha questa luce che si accende, ma ha giocato troppo. E alla fine si è infortunato“.
FONTE: Il Tempo – M. Juric