L’ultima gioia l’aveva vissuta quasi 4 mesi fa, il 23 ottobre scorso, con la doppietta segnata al Kristiansund nell’Eliteserien norvegese. Niente però di paragonabile a quanto vissuto ieri: per l’entusiasmo, per la voglia, per l’ambiente e per il fatto di sentirsi rinato. E decisivo. Ola Solbakken, del resto, fin qui con la Roma aveva giocato appena la miseria di sei minuti in tre partite. Ieri, invece, l’attaccante norvegese si è ripreso di colpo tutto quello che aveva lasciato per strada, diventando il terzo norvegese a segnare con la maglia della Roma. “Sono molto felice e orgoglioso – dice alla fine Solbakken – Devo ancora affinare la mia intesa con i compagni, ma sono sulla strada giusta“.
Alla fine, invece, José Mourinho è felice a metà. Molto per la vittoria, meno per l’ambiente. “La squadra ha vinto grazie a uno spirito di gruppo e di sacrificio fantastico. Ma la gente non dà alla squadra il credito che merita e questo mi dispiace. O non capisce o non vuole capire, ecco perché sono molto grato ai miei ragazzi“.
Eppure ieri c’è stato il ventitreesimo sold out. “Ma c’è sold out e sold out: lo stadio con il Bodo vince da solo, questo no. La gente non capisce la dimensione di ciò che stiamo facendo. Belotti ha fatto una grandissima partita e meritava il gol: non è Totti, merita rispetto. Ecco perché mi dispiace aver sentito qualche fischio: bisogna capire che come terzino destro non abbiamo Cafu o Maicon. E se io fossi un tifoso della Roma questo Bove lo porterei in braccio ogni giorno. Se un pallone lo avesse sbagliato De Rossi sarebbe stato normale fischiarlo, perché da De Rossi non te lo aspetti. Ma se lo fa Bove perché fischiarlo? Come con Pellegrini, la gente non sa il sacrificio che fa per giocare. C’è una curva che appoggia, ma ci sono zone che sento passive e zone dove mi sembra di sentire tifosi avversari”. Chiusura criptica, una delle sue: “A Roma non ho mai rilasciato un’intervista, a fine stagione lo farò perché ho tante cose da dire…”
FONTE: La Gazzetta dello Sport – A. Pugliese