Come a Praga, se non peggio. Perché stavolta José Mourinho era in panchina, non in tribuna, e si è sgolato per scuotere una squadra assente, supponente, disattenta. Lo ha fatto durante il gioco, lo ha fatto durante l’intervallo. Ma i giocatori? Niente. Calma piatta. Mourinho osserva: “Non riesco a spiegarmi il motivo di tanta superficialità. Se ci fosse una telecamera nello spogliatoio, capireste che io durante la pausa parlo sempre di questo alla squadra. Ma evidentemente non basta”.
Problemi di atteggiamento, problemi individuali: “Ci sono giocatori che non si sono espressi a un buon livello. E hanno perso un’opportunità”. Sembra riferirsi ad Aouar, ancora disastroso, ma precisa: “Il mio è un discorso generale. Anche alcuni che sono partiti dalla panchina hanno avuto un comportamento che non è stato di aiuto per la squadra (Pellegrini?, Spinazzola?, ndi), forse perché non sono abituati a stare fuori. C’è gente che non ha una grande storia europea e affronta le partite con questo approccio. Non capisco perché. Detto ciò la prestazione è stata sufficiente per vincere, perché dopo l’1-1 ho visto una buona reazione, ma il Servette è una buona squadra e ci ha creato dei problemi”.
La sensazione è che l’organico incompleto di tanto in tanto provochi problemi imprevisti: Cristante da difensore centrale ha regalato il pareggio al Servette. “Vorrei tre o quattro calciatori come Bryan – chiarisce Mourinho – lui è un esempio. Ed è un intoccabile. Anche Paredes ha fatto una partita seria. Altri invece no. Ma parlare di mercato dopo questa partita va contro il mio stato d’animo. Mi rifiuto e non voglio piangere. Non è l’errore individuale che mi preoccupa, è l’atteggiamento collettivo. Sembra a volte che ci manchi un po’ di ambizione”.
FONTE: Il Corriere dello Sport – R. Maida