Ci sono cori e cori, e la classe è altra cosa. Ma sentire la curva della Juve che al suo ingresso in campo canta “Mourinho uomo di m…” scivola addosso a José Mourinho come la pioggia sul suo ombrello nel celebre spot in cui profetizzava il futuro. Neppure il caldo abbraccio con Allegri lo sdogana agli occhi dei tifosi bianconeri, che insultano anche la madre del portoghese, ma lo Special One alla fine non fa drammi. “Sono felice che il calcio sia tornato a essere calcio. Gli insulti? Magari quando mi incontrano vogliono la foto o l’autografo, ma ciò che avviene in uno stadio per me non è un problema. Che la gente si diverta così“. Si diverte assai meno quando parla della partita.
“Tanti giocatori della Juve alla fine ci hanno fatto i complimenti. L’unica cosa negativa è il risultato. Questo è il pragmatismo degli zero punti per me. È la prima volta che sono in un progetto di questo tipo ed è molto importante capire l’evoluzione della squadra, anche con i nostri limiti. Il risultato secondo me è immeritato“. Risultato maturato anche attraverso un’azione — quella del gol-rigore — assai complessa. E a chi gli dice che Orsato avrebbe detto a Cristante che sul rigore non c’è mai vantaggio, Mourinho replica: “Il quarto arbitro mi ha detto la stessa cosa e a questo punto non ho voluto più discutere, altrimenti mi dite che parlo di arbitri. Sono rimasto sorpreso dei soli tre minuti di recupero: quelli mostrano un’intenzione…”.
Del rigore parla anche Mkhitaryan, vittima del fallo. “L’unica cosa che posso dire è perché non possono aspettare di finire l’azione? Perché quando c’è fuorigioco fischiano dopo 6-7 secondi e qui invece no. Prima si finisce l’azione e poi si fischia rigore. Tutti hanno visto che cosa è successo. Siamo frustrati, siamo stati la squadra migliore, perché abbiamo creato tante occasioni per segnare“. La palla, però, torna a Mourinho sul penalty e la “ribellione” di Abraham. “Le gerarchie sono chiare. Jordan è il primo, Pellegrini è il secondo e Tammy è il terzo. L’inglese ha fatto l’azione del rigore, prima aveva trascinato la squadra. Pensava di essere invincibile e aveva il coraggio di tirare. Per me non è un problema. Jordan ha sbagliato, ma questo è il calcio. Non voglio giocatori che si nascondono“. Sulla questione cambi, poi, inchioda i sostituti: “I cambi non li ho fatti perché la squadra stava giocando bene. Poi ci sono panchine e panchine in Serie A. Karsdorp è stato in dubbio fino all’ultimo e io in panchina avevo Reynolds, Kumbulla e Calafiori…”. Come dire, meglio restare con quelli che c’erano. L’allenatore, comunque, vede il bicchiere mezzo pieno.
“Non bisogna andare a casa con il rammarico. Quando giochi contro una squadra che difende bene come loro non è facile. Abbiamo fatto una partita più che sufficiente per vincere. All’intervallo ho detto ai giocatori che non credevo di pareggiarla, o l’avremmo vinta o persa. Se avessimo fatto gol sarebbero andati in difficoltà. Complimenti a tutti i miei, per me è stata una grande Roma e sono contento dell’evoluzione della squadra. Spero che tutte le parole che abbiamo sentito da parte della Juve nello spogliatoio, magari qualcuno le dica pubblicamente perché la mia squadra lo merita. Lo sa perfettamente. Ho vinto qui senza meritare tanto e ho perso stavolta quando la mia squadra, con le nostre qualità e i nostri limiti, ha fatto una ottima partita“. Anche questo è il calcio.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – M. Cecchini