Nel giorno in cui giallorossi escono dalla zona Champions, José Mourinho chiede il rinnovo. “Voglio restare alla Roma anche con un progetto giovani. Ma aspetterò poco“, dando un assenso al cronista che gli sussurra febbraio come scadenza. “Voglio continuare qui, pur sapendo i limiti Financial Fair Play – dice il portoghese -. Magari è meglio lavorare con i giovani che hanno un potenziale da sviluppare piuttosto che con giocatori che non possono più crescere. Perciò sono disposto a pensare in un modo diverso”.
Una rivoluzione copernicana per chi è stato sempre abituato a volere stelle. “A me piacerebbe vincere lo scudetto e avere la squadra di Inter, Juventus e Milan e lottare per lo scudetto, ma questa non è la nostra realtà. Il nostro obiettivo massimo è il 4° posto ma dobbiamo avere tutti disponibili. La proprietà è sovrana, decide lei quando parlare con me. Ci sono tante cose che mi avvicinano a questo club, a questo popolo. Non voglio che la gente pensi che la mia frustrazione sia più forte di ciò che provo per questa gente. In caso di addio non sarà mai per decisione mia per andare in un altro club o in vacanza. Voglio continuare qua. Ho detto questo perché qualche volta è meglio – quando non ti permettono di prendere giocatori top come Lukaku – sviluppare ragazzi giovani piuttosto che stare con giocatori che ti danno speranza, frustrazione o poche cose. Oggi invece di giocare con A o B avrei potuto mettere C o D, ovvero i ragazzi presenti in panchina”.
I Friedkin, però, non gli hanno dato segnali chiari. “Non ho sensazioni, l’unica cosa che posso dire è che sto lavorando con la proprietà benissimo, capisco perfettamente la situazione, non c’è divergenza di opinione né di niente. Sono assolutamente sicuro: se fosse possibile per la società spendere 20-30-40 milioni per un difensore centrale a gennaio, lo farebbero sicuramente. Non lo possono fare. Ci sono squadre che non hanno a che fare con il Fair Play Finanziario, non so perché, ma la Roma ha questa situazione difficile. All’inizio con la proprietà potevamo avere idee discordanti, nel senso che pensavo “io ho più ambizione di questo”, adesso invece siamo insieme perché l’ambizione della proprietà è anche la mia, la frustrazione è la stessa che ho io.
Essere il direttore sportivo di una squadra di Championship sarebbe molto più facile per Pinto che essere il ds della Roma. Ma io non voglio scappare: sono disponibile per ogni tipo di progetto che la società decide di fare per la prossima stagione e per i prossimi anni. Se decidono che non sono la persona giusta per farlo, lo rispetto, però non sarò io a dire “arrivederci, vado via”. Ma aspetterò poco”. Il resto sono coriandoli: dalla sostituzione di Sanches (“gli chiedo pubblicamente scusa”) agli appunti a Guida per un rosso mancato a Beukema e la gestione dei falli. Da ora in poi si attenderà solo la risposta dei Friedkin.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – M. Cecchini