Radja Nainggolan lo apprezzi per una tuta da fashion week che si è chiusa un quarto d’ora prima e un canale aperto con la verità: zero filtri, come con le storie di Instagram, non serve barare. E lo capisci ancora meglio quando alla fine dell’intervista saluta così: «Tra dieci anni non vorrò più sapere nulla del calcio. C’è troppa gente che non è diretta, non è un mondo adatto per me. Adesso sì, mi diverto, mi emoziono ancora e va bene così». (…)
«Qui qualche tifoso mi ferma: “Oh, mi raccomando domenica”. Però è tutto più tranquillo. Lì c’erano compagni romani che mi caricavano di continuo. E se perdevi, te lo ricordavano pure due mesi dopo… Ora Spalletti mi ripete di continuo che le due gare con il Milan valgono un campionato a parte. E sono sicuro che allo stadio il boato sarà impressionante».
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Spalletti sostiene: «Da Nainggolan ho 3-4 strappi a partita, di solito ne fa 20-30». «So cosa vuole da me. Ho pagato l’infortunio, ma sto arrivando al massimo, manca poco».
Come andò in quelle notti insieme a Trigoria? «Un giorno mi prese da parte e mi disse: “Qui c’è da cambiare qualcosa. Ti voglio proteggere, ora dormi 4-5 giorni nel centro sportivo”. E io: “Va bene, accetto”. Arrivai in ritiro e lui era presente. Rimasi colpito, mi fece piacere: aveva rinunciato al suo tempo libero per stare con me. Lui sa come prendermi. Sì, ho i miei lati negativi, faccio ragionamenti particolari dovuti al mio passato. Ma mi piace vivere sempre al massimo».
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La fine del rapporto con la Roma, però, è stata forzata. «È finita non per colpa mia, almeno non del tutto. Sono rimasto deluso da alcuni comportamenti che come uomo non posso accettare. Io ho sbagliato, di sicuro, come quel video di Capodanno…però loro hanno fatto le cose senza dirmi niente. E invece da uomini veri ci si parla in faccia. La Roma voleva incassare soldi dalla mia cessione. Ho scoperto dopo che erano d’accordo con club stranieri che non avrei mai accettato, mi sono sentito trattato come un giocatore non importante, hanno fatto le cose alle mie spalle. A quel punto mi ha chiamato Spalletti e non ci ho pensato un attimo. All’inizio avevo rimpianti, ma qui sono stato accolto benissimo».
Qual è la differenza tra i due club? «Qui ho trovato una società molto preparata, ci sanno fare, sono tutti presenti. Steven Zhang è sempre qua. A Roma il presidente viene una volta all’anno…e io penso che una persona dovrebbe essere presente alla guida di una sua azienda. Sarebbe importante anche per i tifosi: ogni anno cambiano 3-4 giocatori importanti. Magari se ci fosse il presidente potrebbe spiegare meglio il perché di alcune scelte».
Tornando a Spalletti: come la convinse a fare il trequartista? «Non mi parlò mai di trequartista. Mi disse: “Tu sarai il centrocampista aggiunto”. Aveva paura che se mi avesse definito trequartista, io avrei smesso di rientrare».
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Dove si immagina tra 10 anni? «A Roma, è il posto dove voglio far crescere le mie figlie».
Come vive Milano? «È molto più comoda: a Roma per andare da Casalpalocco al centro ci mettevo un’ora e un quarto, qui in 20 minuti sei ovunque. È tutto più organizzato, il traffico… i semafori (ride, ndr). C’è stata la fashion week poco tempo fa: mi sono molto divertito».
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Chi è il calciatore più forte con cui ha giocato? «Scontato dire Totti. Penso a Pjanic, la Juve senza di lui non è la Juve. E poi Maicon: lo guardavi e pensavi “ma questo come c… fa?”».
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