Nel saloon di Marassi è normale che la posta si decida alle mani. I baci sono finiti prima del fischio d’inizio, con quello di José Mourinho sulla testona rasata di Dejan Stankovic, quasi a replicare una foto del giorno in cui portarono l’Inter sul tetto d’Europa.
Ma come insegna la storia, a volte dietro un bacio si nasconde una caccia all’uomo: è bastato che il pallone iniziasse a rotolare perché a Marassi s’infiammasse una tonnara inestricabile di gambe intrecciate, salti sgomitati, scivolate energiche. Ne è uscita la partita più cattiva dall’inizio del campionato: 40 falli perfettamente ridistribuiti tra le due parti (altrettanti in Samp-Monza), come una partita a scacchi in cui l’unico scopo non sia prendere il Re ma mangiare più pedoni possibili.
Sembrerà paradossale, ma mentre tutti vengono alle mani, basta un dito alla Roma per sbilanciare irrimediabilmente questa rissa itinerante. O forse un’unghia. Quando Alex Ferrari sfiora col medio della mano destra un cross di Abraham, molti chiedono il rigore, lo vede il Var Aureliano, a cui forse di fronte a quelle immagini tornano in mente vecchi episodi simili e discussi.
E quindi, rigore, Pellegrini che aveva sbagliato a Empoli stavolta tiene il sangue gelido. Alla fine, la Roma si scopre quarta, felice e sola: davanti alla Lazio, a -4 dal Napoli atteso domenica all’Olimpico. Non si poteva capitalizzare meglio quel rigore, nonostante i lampi di Zaniolo, bravo e ugualmente sciagurato nel costruire e dissipare il bis
FONTE: La Repubblica – M. Pinci