Un anno fa erano gli epurati di Bodø. Mercoledì è toccato a Karsdorp. Cambiano gli interpreti non l’insoddisfazione di Mourinho. La Roma è settima in classifica e a forza di sventolare l’alibi delle assenze (come se Pogba, Di Maria e Chiesa, Lukaku e Brozovic, Immobile oppure Zapata e Muriel pesassero meno nell’economia di Juve, Inter, Lazio e Atalanta rispetto a Dybala e Wijnaldum nella Roma) c’è il forte rischio di perdere di vista quanto sta accadendo nella silente Trigoria.
Silente e conciliante (tolto l’ultimo sfogo dello Special, forte del consenso ancora quasi plebiscitario della piazza) solo all’esterno mentre all’interno le posizioni sono diverse. E non sempre conciliabili.
Villar, Borja Mayoral e Diawara erano un falso problema ieri come lo è oggi Karsdorp. La grana è un’altra, non di facile soluzione perché va a mettere in contrapposizione l’ego, la grandezza e l’ambizione di Mourinho con l’operatività di un club – impegnato già in un risanamento dei debiti pregressi senza precedenti – fortemente condizionato dai nuovi paletti imposti dal fair play finanziario. Nel nuovo patto sancito con la Uefa, la questione in soldoni è semplice: si può comprare in base a quanto si vende.
Il problema non è tanto spiegarlo ma farlo accettare a José che, pur di non privarsi dei pochi calciatori di qualità che avrebbero mercato per poi reinvestire i soldi, facendo leva sulle capacità di scouting del club, è riuscito a stravolgere l’operatività di Pinto. Fino ad un anno e mezzo fa, il gm non contemplava la possibilità di attingere al mercato degli svincolati, lontani com’erano dal suo modus operandi.
Tra l’estate appena conclusa e gennaio, la Roma ha fatto invece incetta quasi esclusivamente di parametri zero (Dybala, Belotti, Matic e a breve Solbakken) o prestiti senza esborso (Wijnaldum e Camara), spendendo appena 7 milioni che sono valsi l’appellativo di ‘mercatino’.
Sette come la posizione che la Roma occupa in classifica o come i gol segnati nelle ultime 6 gare di campionato (l’Inter ne ha fatti 17, il Napoli 16, la Lazio 13, il Milan 11, la Juve 9) che inevitabilmente chiamano in causa l’operato del portoghese. Perché mancherà “la ‘Luce’ di Dybala e Pellegrini” ma anche così la Roma può/deve giocare meglio. Non è una questione di estetica perché sarebbe come disquisire del sesso degli angeli. È tuttavia difficile obiettare come la squadra stia facendo maledettamente fatica a produrre gioco.
FONTE: Il Messaggero – S. Carina