Un abbraccio e la salute (toccando ferro). Il vecchio e il nuovo Dybala è tutto qui. Vecchio, nel senso del fuoriclasse che la Juve si è goduta per anni per poi lasciarlo andare via a parametro zero. Nuovo, nel senso del talento che la Joya argentina sta regalando al nuovo corso derossiano: 6 gol in 7 presenze, la prima tripletta in giallorosso che ha steso il Torino che non ha ancora capito bene come Paulo abbia fatto a mettere il pallone, con il suo sinistro da svenire, nei due angoli della porta difesa da quell’omone di Milinkovic-Savic.
Ma torniamo all’inizio. All’abbraccio e alla salute. Partendo dal primo. La Joya ha esultato, si è goduto il boato dell’Olimpico, poi ha guardato verso la panchina dove ha visto una giugulare che stava esultando come e più di lui. E allora di corsa verso quella giugulare per saltargli addosso in un abbraccio in cui noi che siamo maliziosi, abbiamo rivisto il senso di una squadra tornata unita, che ha ripreso consapevolezza, che risente la fiducia tecnica che in precedenza troppo spesso non gli era stata riconosciuta, che sta cominciando a capire, pur tra limiti e carenze, di essere forte come De Rossi sta dicendo da quando è risbarcato a Trigoria per regalare, come sognava, una seconda carriera alla sua Roma.
Un’operazione in cui il tecnico figlio d’arte (ci piace in questo occasione ricordare Alberto De Rossi) sta riuscendo. Seguendo una stella polare che è quella del coinvolgimento di tutti.
FONTE: La Repubblica – P. Torri