Stiamo, più che siamo, così. È difficile spiegare come una squadra che viene da una semifinale, anzi da quattro di fila, stia giocando una partita che da una parte vale tutto, dall’altra appena la decenza. In ballo non c’è la coppa – un playoff – ma la faccia. Stiamo, ma non siamo così: noi siamo quelli di Tirana e Budapest e anche quelli che a 9’ dalla fine erano a un passo dalla terza finale di fila, lo scorso maggio. Questa con l’Eintracht non è una finale, è una partita che la Roma deve cercare di vincere per rispettare se stessa, oltre che i suoi tifosi: arrivare a un sedicesimo di finale. (…).
E comunque perché stiamo così è facile da spiegare, se aspettiamo un amministratore delegato dal 22 settembre, se abbiamo passato 53 giorni con Juric perché così arrivavano i trofei, se abbiamo cacciato un tecnico dopo 4 partite e due pareggi in trasferta, amato da tifoseria e calciatori, simbolo di una storia, la nostra, che aveva appena firmato un triennale dopo aver fatto quella semifinale e due punti di media a partita in campionato.
Si potrebbe andare a ritroso e arrivare a quando è stato cacciato chi ha iniettato a questa squadra una mentalità vincente in Europa, e probabilmente tutto è iniziato lì (ancora auguri José). Adesso c’è Claudio Ranieri, che forse, senza forse, ha fatto l’impresa più grande della storia del pallone (cfr. Leicester) e adesso è solo a lui che il tifoso romanista può guardare
L’idea è che sia “già” solo pure lui: le penombre sul volto di ieri speriamo siano solo concentrazione e preludi a un sole che però non si vede. D’altronde passare questo turno non sarebbe come vincere la Premier League col Leicester, ma sognare Bilbao, vista adesso da qui, sì. Ma noi siamo così, è difficile spiegare, lascia stare tanto ci potrai trovare qui: Stadio Olimpico (…).
FONTE: Il Romanista – T. Cagnucci