Qualcosa si è inceppato, questo è chiaro. Possibile che dopo quanto di buono fatto vedere in passato nel quale mettiamo Budapest all’apice, sia tutto da buttar via? Difficile pensare che possa essere colpa del mercato estivo anche se giocatori come Matic non andavano ceduti dopo quanto fatto vedere lo scorso anno.
No, il nodo deve essere altrove, perché è evidente che il problema della Roma è sì il gioco ma soprattutto la testa. La condizione forse non è al top (e va bene), il gioco non appare certo brillante (e va bene), ma il blocco sembra essere mentale (e qui non va bene per niente). Perché su uomini e schemi si può lavorare sulla testa dei giocatori l’unico che può intervenire è il tecnico. E proprio questo aspetto è sempre stato uno dei punti di forza di Mourinho che anche qui a Roma era riuscito a salvare le ultime due stagioni con quella che i romani amano chiamare «tigna».
Quest’anno invece qualcosa sembra essersi incagliato, forse lo Special One non riesce più a entrare nella mente dei giocatori? Sembra che il gruppo giallorosso abbia perso sicurezza e quella voglia di sacrificarsi l’uno per l’altro che avevano fatto la differenza nel recente passato. Quindi due le cose: se è solo una questione di gambe e modulo solo il tempo, gli allenamenti e il buon senso collettivo potranno aiutare la Roma a rimettersi in piedi. Se invece la questione è davvero di testa e legala alla fiducia nel tecnico, allora sarebbe meglio cambiare subito.
Quelli che Capello definiva «riportini» all’interno di Trigoria fanno sapere che il portoghese al momento è intoccabile. Bene, allora si lavori tutti insieme in quella direzione. Ma se piuttosto qualche dubbio si inizia a insinuare nella testa di proprietà, staff e giocatori, allora nessuno resti imprigionato da contratti milionari. Dice: già, e chi glieli da sette milioni di buonuscita a Mourinho? Vero, ma i danni che andare avanti senza la convinzione collettiva necessaria, potrebbero essere anche maggiori. Per il momento Mou, la squadra e i Friedkin stanno sfruttando l’onda lunga “positiva” della tifoseria giallorossa, ma la cosa non durerà in eterno. I tempi stringono, e per salvare la stagione gli spazi si restringono ogni giorno di più. Bisogna fare in fretta, prima che sia troppo tardi… ammesso che già non lo sia.
FONTE: Il Tempo – T. Carmellini
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