Il calcio è quel gioco strano per cui a volte conta poco quello che si costruisce sul campo se poi la palla non viene infilata tra quei tre pali che ne caratterizzano le estremità: ieri il Feyenoord lo ha fatto, la Roma no ed è per questo che il primo tempo della doppia sfida dei quarti di finale di Europa League se lo sono aggiudicati gli olandesi, assai meno pericolosi e brillanti di come erano stati descritti alla vigilia, ma bravi a sfruttare una delle poche occasioni costruite nella sfida del De Kuip (con Wieffer, ad inizio ripresa).
Non c’è riuscita la Roma, nonostante le ghiotte occasioni create, soprattutto quel rigore calciato sul palo da Pellegrini a fine primo tempo, quello che con un esito diverso avrebbe probabilmente indirizzato la qualificazione decisamente dalla parte della Roma. Per passare il turno, invece, adesso bisognerà ripetere la stessa serata perfetta vissuta con il Salisburgo, con la maledetta complicazione che difficilmente saranno disponibili Dybala e Abraham, usciti ieri per infortunio muscolare (adduttore) uno e per lussazione alla spalla l’altro, e con l’intermezzo dell’ostacolo Udinese, altro impegno di fondamentale importanza per la corsa in campionato.
Eppure ieri all’intervallo Mourinho era andato amareggiato ma sereno. Rispetto alla rabbia per l’errore del suo capitano, che ovviamente adesso è entrato nel mirino della critica più rabbiosa, il portoghese si era consolato con l’idea che la temibile spinta del Feyenoord e del suo temutissimo De Kuip si era esaurita in due tentativi da fuori area che avevano fatto il solletico a Rui Patricio, praticamente inattivo nel primo tempo. In diverse ripartenze, sia prima dell’uscita della Joya sia con l’impulso di El Shaarawy, era stata invece la Roma a rendersi potenzialmente pericolosa.
Chi aspettava dunque una partita a senso unico, con una squadra proiettata in avanti e un’altra occupata solo a difendersi bassa, aveva sbagliato previsione. Per l’undici iniziale, considerando anche il livello di dinamismo non eccessivo degli avversari, Mou aveva scelto di tenere in panchina Wijnaldum per non togliere alla squadra l’apporto di classe ed esperienza garantito da Matic, affiancato ancora a Cristante a riformare quella coppia invero un po’ statica, ma di sicura affidabilità, confermata anche ieri. Larghi Zalewski e Spinazzola, a formare la linea a cinque nei ripiegamenti difensivi, con Ibañez tornato ad occupare il suo posto di braccetto sinistro al fianco dei sempre presenti Mancini e Smalling.
Sulla trequarti Pellegrini e Dybala, davanti Abraham, smanioso di riprendersi il titolo di bomber di coppa non avendo inciso finora in campionato. 4231 scontato per Slot, con la solita linea difensiva, capitan Kokcu e Wieffer in mediana, gli evanescenti Jahanbakhsh, Szymanski e Idrissi sulla trequarti e l’acerbo, ma temibile messicano Giminez quale unico riferimento offensivo.
Si temeva l’approccio furioso dei padroni di casa, ma è stato morbido come i gonfiabili da piscina sventolati un po’ da tutto il De Kuip, con il terreno di gioco cinto per tre lati su quattro da reti altissime ad impedire ogni lancio di oggetti (la specialità della casa) e con il quarto lato (quello delle panchine) scoperto e quindi chiuso al pubblico nella parte bassa, il famigerato settore Z. Stadio per il resto pieno, anche nella parte che avrebbe dovuto essere destinata ai tifosi della Roma e questo è segno che al ritorno anche la società giallorossa potrà mettere in vendita i tagliandi dei distinti tra Nord e Monte Mario.
Nel taccuino del primo tempo diversi episodi di marca giallorossa, in campo con il male assortito completo con maglia nera e pantaloncini e calzettoni bianchi, e pochissimi per gli olandesi: al 29’ il loro tiro più pericoloso, sull’unico buco difensivo sofferto dalla difesa romanista, ben orchestrata dal solito gigante inglese, fresco di rinnovo di contratto. Il tiro di Szimanski è però finito fuori. Stessa sorte per un sinistro di Geertuida al 32’, favorito da un doppio rimpallo vinto con Cristante e Pellegrini, e un altro di Szimanski al 39’.
Diverse invece le palle-gol romaniste, tra quelle solo potenziali e quelle reali. Al 10’ un doppio tentativo di Dybala e Smalling è stato respinto in area, al 20’ la punizione dell’argentino è finita alta di poco, al 21’ Abraham si è infilato in area sul lato destro, ma il suo cross basso è stato respinto. Al 24’ si è fermato Dybala, risentimento all’adduttore, ed è entrato El Shaarawy al 26’, che un minuto dopo ha avuto già una prima occasione, poi vanificata dalla posizione di fuorigioco successivamente rilevata.
Al 28’ lo stesso Faraone non è arrivato per un centrimetro su un cross particolarmente propizio di Cristante. Al 29’ ancora Abraham non ha trovato lo spazio per il tiro da posizione molto favorevole, poi al 41’ un doppio episodio dubbio ha portato l’arbitro Sanchez ad assegnare un rigore alla Roma, per fallo di mano di Wieffer (già ammonito, l’arbitro ha “premiato” la sua involontarietà e non gli ha dato il secondo giallo), dopo aver sorvolato su un altro tocco vicino alla spalla di Hancko. Alla trasformazione è andato Pellegrini, ma il suo tiro alla destra del portiere è stato allargato forse fatalmente dalla sensazione che Bijlow potesse arrivarci, così la palla è terminata sull’esterno del palo. (…)
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FONTE: Il Romanista – D. Lo Monaco