Le ossessioni sono una brutta cosa. Tiago Pinto, ossessionato per sua ammissione da Renato Sanches, ha perso la scommessa. Ma non è l’unico errore commesso sul mercato dal portoghese. Le difficoltà finanziarie complicano il lavoro e stimolano la fantasia: la bravura emerge proprio quando la disponibilità economica è limitata.
In estate la Roma ha ceduto per cifre oggettivamente alte Ibanez, Tahirovic e Volpato e questo è un merito di Pinto. Ma poi bisognava rinforzare la rosa attraverso entrate mirate e funzionali alle necessità del tecnico. Lukaku è stato un colpo a effetto dovuto, però, alla mancanza di offerte per il belga che altrimenti non avrebbe scelto la Roma. Paredes (costo basso per il cartellino, ma significativo per lo stipendio biennale) è stata una scelta sbagliata per il contesto tattico e per la sua parabola discendente. Aouar è arrivato gratis ma ha tanti problemi. Azmoun si rende utile ma è una riserva. Ndicka è altalenante.
L’impressione è che Pinto abbia cercato il nome più che l’utilità, un po’ per proteggere se stesso e un po’ per ammaliare i tifosi, mettendo poi sulle larghe spalle di Mourinho il compito di assemblare la squadra. Che in alcuni ruoli è da quarto posto e in altri (gli esterni, la difesa al di là della perdurante assenza di Smalling) no.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – G. B. Olivero