Il cuore ha le sue ragioni che questa Roma non conosce. Ma attenzione. Perché se ci limitassimo a considerare il cambio di allenatore solo una questione de core, rischieremmo di non cogliere il vero punto dolente che, invece, risiede nella pianificazione e nella gestione societaria. In quella che dovrebbe essere la consequenzialità logica di atti ordinari di natura strategica, amministrativa, commerciale e calcistica. (…)
L’esonero di De Rossi avviene a valle di un rinnovo triennale e dopo che è stato completato, in ritardo, un mercato gestito senza alcuna programmazione da un Direttore Sportivo arrivato il 22 maggio scorso. A dimostrarlo ci sono il caso Paulo Dybala, sul quale stendiamo un velo pietoso, e quello relativo a Tommaso Baldanzi, probabilmente il giovane italiano più promettente in circolazione, un centrocampista che non trova spazio nemmeno dopo una tripletta con l’U21.
A lui si è deciso di affiancare il coetaneo Matias Soulé, che rischiamo di non far giocare dopo aver speso 30 milioni, perché difficilmente integrabile nel 3-5-2 tanto caro al nuovo tecnico Ivan Juric, preso a 2 milioni netti fino a giugno con una promessa di rinnovo solo in caso di qualificazione alla prossima edizione della Champions League.
E in tutto questo (tolte le questioni di marketing territoriale), manca un terzino destro, e semmai Artem Dovbyk dovesse prendere un raffreddore, ci resterebbe come sola alternativa il generoso uzbeko, perché Tammy Abraham non andava più bene e avevamo bisogno di un ottimo esterno (l’ennesimo). (…)
E quindi, dove sarebbe il miglioramento? Quale sarebbe “il segnale da dare alla squadra” di cui si parla nel comunicato ufficiale? Perché le squadre che vincono sono soprattutto quelle che hanno alle spalle società forti, che sanno pianificare, immaginando in anticipo i problemi, costruendo opportunità, selezionando e facendo crescere professionalità dirigenziali e profili tecnici nel marketing, nella comunicazione e nelle revenue.
E allora, anche qui, mettiamo in fila qualche altro dato, perché l’esonero è solo l’ultima spia di un problema più grande, dimostrato anche dal fatto che il valore della società è oggi ben al di sotto della liquidità che vi è stata investita. (…)
FONTE: Il Romanista – L. Di Bartolomei