È stato il derby dei portieri, in senso negativo. I due gol che hanno impattato la partita sul pareggio sono nati, infatti, dalle papere di Strakosha e (ancora più netta) di Pau Lopez andate in scena in una cornice di pubblico straordinario nonostante i deprecabili striscioni anti Zaniolo delle ultime ore. È stato il derby dei rimpianti per la Roma che ha dominato la stracittadina, ed è stato il derby dei rimorsi per la Lazio che poteva sfruttare il passo falso dell’Inter e invece ha visto interrompere sul più bello la striscia di 11 vittorie consecutive.
È stato anche il derby del coraggio di Fonseca che ha saputo sorprendere tutti tenendo fuori Kolarov e Florenzi per premiare Santon e Spinazzola e che ha voluto sin da subito prendere il controllo del gioco tenendo le linee alte e strette e improntando quel dominio che non si vedeva da un pezzo.
La Roma nel primo tempo ha ottenuto il 69% del possesso palla e si è fatta vedere 8 volte dalle parti di Strakosha. Il portiere albanese al 26′ ha permesso a Dzeko di tornare a segnare in un derby a 4 anni di distanza dall’ultima volta. L’incornata del bosniaco, su assist di Cristante, ha messo l’entusiasmo alla Roma che è andata al vicino al raddoppio due volte sfruttando anche la gran vena di Under. La Lazio di Inzaghi ha assistito annichilita.
A svegliarla ci ha pensato Pau Lopez. Il portiere spagnolo ha rimesso in campo una palla che era quasi uscita per poi ostacolarsi con Smalling. Da due passi Acerbi non ha perdonato. Qualche minuto dopo è arrivato il palo di Pellegrini. Un pareggio incredibile che non ha dato forza ai biancocelesti.
Anche nella ripresa, infatti, i giallorossi hanno preso subito in mano il match ma hanno evidenziato i soliti limiti di cattiveria sotto porta. In mezzo pure il contestato rigore annullato da Calvarese. L’arbitro aveva inizialmente concesso il penalty alla Roma dopo un contrasto tra Kluivert e Patric. Al Var, però, ha giudicato fortuito il contatto. Nel finale Fonseca ha provato il tutto per tutto inserendo pure Pastore e Perotti mentre Inzaghi si è beccato i rimbrotti di Luis Alberto per la sostituzione e ha provato a sfruttare l’effetto in zona Cesarini inserendo Caicedo.
C’è stato spazio solo per un errore sotto porta di Dzeko e per un tentativo di Immobile nell’unica occasione concessa da un gigantesco Smalling. Finale con menzione, e applausi per due coreografie da brividi: da una parte il vecchio stemma avvolto a bandiere giallorosse con chiara frecciata a Pallotta; dall’altra una riproposizione del Giudizio Universale di Michelangelo in chiave laziale. La classifica resta d’alta quota, per entrambe.
FONTE: Leggo – F. Balzani