Chi è Giuseppe Giannini ora? “Un aspirante intenditore di calcio”. Così si autodefinisce oggi il ‘Principe’ del calcio italiano, degli anni ’80 e’90, romano e romanista con il numero 10 sulle spalle, elegante in campo e genuino fuori, in un’intervista al quotidiano. Un ‘Principe’ che con la Nazionale avrebbe potuto ottenere di più e che, una volta chiuso con il calcio giocato, ha voluto provare ruoli ed esperienze diverse.
Come chiamare Giannini adesso? Direttore? Mister? “Facciamo Beppe e basta. Sono “direttore” sì, ma è una parola che non mi fa proprio impazzire…”.
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Quanto le manca il calcio? “Ormai ho smesso da talmente tanti anni che non ho più quel desiderio di tornare dove ero. Lo penso da qualche anno. Io se tronco qualcosa non torno indietro”.
Ha mai temuto di essere giudicato più bello che bravo? “Io avevo solo una cosa in testa: giocare a calcio da professionista. Se qualcuno mi diceva che ero bello, brutto o scarso non mi interessava, guardavo talmente avanti che non mi toccavano queste cose. Sono sempre stato freddo e lucido”.
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Da giocatore avrebbe ceduto a un’offerta dall’Arabia Saudita? “Ho sempre detto che avrei voluto chiudere la carriera a Roma ma non è potuto accadere per tanti motivi. Allora ho voluto iniziare a conoscere altre realtà e culture. Se avessi ricevuto una richiesta così l’avrei presa in considerazione come mi capitò con il Marsiglia, il Siviglia, con la Fiorentina l’ultimo anno ma che non accettai. Ora guardando le cifre e le età in cui Ronaldo e altri si sono spostati…”.
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La delusione più grande? “La semifinale del Mondiale del ’90 a Napoli non è paragonabile ad altro per importanza”.
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Ha avuto poca fortuna con la Roma? “I “se”, i “ma”… quanto contano nel calcio? Tornare indietro e pensare a cosa avrei potuto vincere non mi piace. Ho dato quello che potevo dare, ho ricevuto quello che potevo ricevere”.
FONTE: Il Corriere della Sera