Dopo un sabato trascorso in famiglia, per allentare la tensione e staccare momentaneamente la spina, ieri pomeriggio il rientro a Trigoria. Non ci sono più tappe di avvicinamento, impegni di campionato o giorni di riposo: è iniziata ufficialmente l’operazione Tirana.
Sono ore di tensione, orgoglio ed emozione per Lorenzo Pellegrini. Capitano generoso, punto di riferimento nello spogliatoio, ma anche leader tecnico: questo raccontano i numeri della stagione, che lo hanno incoronato, insieme a Tammy Abraham, come attore protagonista della prima Roma di José Mourinho.
E la crescita che ha mostrato in campo ha messo finalmente d’accordo tutti: non parliamo dello Special One, che ne metterebbe in campo “tre” se li avesse a disposizione, ma di quella corrente di pensiero che non lo riconosceva come giocatore di livello internazionale. E lui li ha smentiti sul campo. Basta riavvolgere il nastro del film delle ultime due stagioni: in gol a Old Trafford nella semifinale di Europa League con il Manchester Utd, in gol un mese fa al King Power Stadium di Leicester nella semifinale di Conference League.
Quattordici le reti siglate finora, con 8 assist ad impreziosire le 40 presenze stagionali: quattro di questi i gol messi a segno nella corsa europea, che ha condotto la Roma alla finale di Tirana. Lui che ha saltato l’Europeo per infortunio, ora vuole riprendersi quanto perso per strada e guidare la Roma ad un titolo europeo, che manca dal 1961, quando la Roma vinse la Coppa delle Fiere allo Stadio Olimpico, davanti a 50mila spettatori.
E pensare che mercoledì ci sarà lo stesso numero di spettatori, ma solo per godersi la finale davanti ai maxischermi. Il capitano del primo e ultimo successo europeo della storia della Roma era Giacomo Losi, uno che romano non è (nato a Soncino) ma ci è diventato col tempo. Lorenzo invece ce l’ha nel sangue. Tifoso da sempre, sin da bambino, ora è protagonista in campo. E può riuscire laddove Totti e De Rossi non sono mai riusciti ad arrivare.
FONTE: La Repubblica – A. Di Carlo
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