Gli è venuta così. Un’esultanza sobria, istintiva, ma destinata a chi davvero aveva bisogno di vederla. Dopo il gol al Debrecen, Lorenzo Pellegrini ha guardato negli occhi i seicento romanisti sistemati nella Curva Sud di Frosinone e ha mostrato loro il pugno chiuso, quasi a ricompattare la tifoseria con la squadra dopo un anno e mezzo di rumori sordi e di silenzio forzato.
È stato un gesto da capitano, che va ben oltre l’importanza della giocata vincente. Molto bella peraltro, sul lancio del fratello minore Zalewski: Pellegrini si è portato avanti il pallone, ha messo a sedere l’avversario diretto e poi ha piazzato il pallone alle spalle del portiere magiaro.
Nel nuovo scacchiere tattico la sua posizione ha acquisito un valore decisivo. Perché quando la Roma ha la palla tra i piedi, la qualità del suo piede facilita la fluidità del palleggio e la precisione dei passaggi. Quando invece la squadra deve ripiegare il suo contributo al pressing, in compagna di Dzeko, rende possibile la formazione di un 4-4-2 che mira a coprire più spazi possibile per evitare sbilanciamenti.
Pellegrini ha già allontanato con i fatti ogni ipotesi di addio. Anche se la questione del contratto va risolta in tempi rapidi, l’intenzione è di continuare a giocare nella Roma. Da ragazzo ambizioso, Lorenzo aveva chiesto soltanto un piano industriale per poter essere orgoglioso.
Tiago Pinto glielo ha presentato e presto gli consegnerà la penna per il rinnovo. Il contratto, che dovrebbe essere discusso entro l’inizio del campionato dopo l’incontro tra Tiago Pinto e i procuratori di qualche giorno fa, porterà la scadenza al 2026: nessun altro giocatore della rosa ha un orizzonte temporale così ampio.
FONTE: Il Corriere dello Sport – R. Maida