È inutile girarci troppo attorno: la Roma resta una questione di Pelle. Qualcosa che pulsa come un battito e riscalda come un fuoco, che un capitano sente nel profondo delle viscere anche quando non indossa più la fascia. Provate a mettervi nei panni di questo ragazzo che alcuni – mentendo – avevano accusato di aver cospirato contro Mourinho e favorito l’allontanamento di De Rossi: un bel giorno a Trigoria spunta un allenatore nuovo che altrove ha raccolto successi e consensi, un maestro di tattica, un profondo conoscitore delle dinamiche umane che sceglie il capitano in base al numero di presenze (…); così perdi la fascia, vedi la squadra crescere e vincere senza di te che, nel frattempo, oltre a gestire i postumi di un intervento chirurgico, devi fare i conti con un contratto in scadenza e con una società che non ti propone il rinnovo.
A tutto questo casino aggiungete pure le parole pubbliche di quello stesso allenatore: «Lorenzo deve tornare a essere un atleta». Sembrava una stangata. Con il senno del poi tutti avrebbero capito che era – semplicemente – un modo per motivare quel ragazzo un po’ scarico. Alla vigilia del derby nel quale stava pregustando in gran segreto la sorpresona, cioè Pellegrini dall’inizio, Gasperini ha infine sparigliato le carte: «Pellegrini lo devo recuperare io da solo? Se è ormai inviso alla piazza e alla società, non lo posso fare. Se lo recuperiamo perché ci serve, e a me serve, allora facciamolo tutti insieme». (…)
Da quel giorno Lorenzo si è comportato da leader, brillando alla prima occasione utile (proprio il derby, deciso dal suo gol) e accettando senza batter ciglio anche le panchine. Non sono state molte, eppure sono arrivate, un paio anche consecutive. Il calciatore non si è dato per vinto e ha continuato a credere di poter scrivere una pagina diversa, finché Dybala si è fatto male e alla Roma è mancata quella dose di fantasia e personalità che soltanto il numero 7 poteva garantire. Qualcuno sostiene che lui e Paulo difficilmente giocheranno insieme: vogliono la palla addosso, dicono, e Gasp ha bisogno di gente che attacca lo spazio. Quando la Joya tornerà, avremo la prova del nove. Nel frattempo, le ultime due prestazioni eccellenti contro Rangers e Udinese, condite da due gol, e prima ancora l’ottimo impatto nel match contro il Milan a San Siro, (…).
Nonostante sia stato titolare solo 6 volte, ha contribuito al 17% dei gol della squadra, quasi 1 su 5. I numeri però non raccontano tutto della sua crescita. L’atleta che il tecnico si aspettava di trovare per incasellarlo in un ruolo è sbocciato come un fiore, di giorno in giorno. Al punto che per Pellegrini la Nazionale non è più un sogno proibito. Il preparatore Domenico Borelli è stato chiaro nell’intervista di venerdì al nostro giornale: «È partito con un infortunio, si è messo subito a disposizione, si è allenato forte ed è giusto che riceva dei meriti dopo le critiche. Lorenzo ha grandi motivazioni: era solo questione di tempo».
FONTE: Il Corriere dello Sport – G. Marota











