Quell’abbraccio della squadra arrivato dopo il gol di Mancini per lui è stato importante quasi quanto lo stesso gol. Lorenzo Pellegrini adesso vuole voltare pagina una volta per tutte, dimenticare questo periodo negativo con più partite saltate che presenze e ripartire da dove aveva chiuso appena prima della lesione: un assist e un gol in tredici minuti. Quanto è riuscito a rimanere in campo prima di risentire dolore e dove chiedere la sostituzione tra gli applausi scroscianti dell’Olimpico.
La Roma giocava contro il Servette, la squadra che affronterà domani sera a Ginevra. Cinquantasei giorni dopo il ko, il capitano giallorosso ritrova gli svizzeri: quasi un segno del destino che dopo il rientro contro l’Udinese la grande prova del nove sulle sue condizioni atletiche passerà anche da loro. Per questo per lui giocare, anche solo un spezzone di partita, potrà essere importante. Non solo per ritrovare gamba e ritmo partita in vista delle tante e complicate partite di campionato contro Sassuolo, Fiorentina, Bologna, Napoli, Juventus e Atalanta, ma anche per acquisire maggiore sicurezza dal punto di vista psicologico.
Anche contro l’Udinese in qualche momento della partita Pellegrini si è un po’ frenato, per evitare troppi allunghi ma anche contrasti che potessero risvegliare quei problemi che al quadricipite destro che lo stanno tormentando da un po’. Sempre per stringere i denti e fare il bene della Roma. Il massimo per la sua squadra e i tifosi. Quei romanisti che lo hanno accolto con un grande urlo all’annuncio delle formazioni e un applauso pieno d’affetto, lo stesso che aveva accompagnato gli striscioni di vicinanza alla sua famiglia quando si parlava tanto (e troppo) della sua vita privata. “Invidie calunnie e maldicenze…. Un romanista non resta mai solo… Daje capitano”, firmato Curva Sud. Ma firmato anche da tutti i tifosi che lo hanno tanto aspettato in campo.
FONTE: Il Corriere dello Sport – J. Aliprandi