Oggi è leader, capitano e giocatore tatticamente fondamentale per la Roma di Mourinho ma un anno fa, di questi tempi, Lorenzo Pellegrini viveva tempi difficili. Secondo alcuni non aveva abbastanza carisma per indossare la fascia ereditata da Dzeko, e anche in mezzo al campo non aveva ancora fatto il definitivo salto di qualità.
Inoltre aveva il contratto in scadenza, circostanza che non favoriva la sua serenità, al punto che dovette intervenire Mourinho per mettere un punto alla vicenda: “Se ne avessi tre come Lorenzo li farei giocare tutti e tre” le parole dello Special One, che poi invitò la società e gli agenti del numero 7 a chiudere velocemente la questione del rinnovo.
Da quel momento in poi la storia di Pellegrini nella Roma è cambiata: nei libri rimarrà l’immagine di lui che il 25 maggio alza un trofeo internazionale, fotografia che non hanno nel loro libro dei ricordi capitani come Di Bartolomei, Giannini, Totti e De Rossi.
Tatticamente Mourinho lo ha trasformato, avvicinandolo alla porta avversaria, lui ha intensificato il lavoro sui calci piazzati: il risultato sono stati i 14 gol (9 in campionato e 5 in Conference League) e gli 8 assist della passata stagione. Proprio a Salerno, alla seconda giornata di campionato, ha realizzato una doppietta, aprendo e chiudendo le marcature nel 4-0 finale.
Domenica sera sempre all’Arechi lo Special One gli chiederà qualcosa di diverso, che già si è visto nelle ultime due uscite contro il Tottenham e lo Shakhtar, cioè di abbassarsi al fianco di Matic. Un ritorno al passato per Pellegrini, che proprio in quella posizione è cresciuto con la Primavera e sempre in quella parte di campo, ma in un centrocampo a tre, si è imposto nel Sassuolo.
Un “sacrificio”necessario per consentire alla squadra di avere in campo contemporaneamente Abraham, Dybala, Zaniolo e lo stesso Pellegrini, l’unico dei quattro che può fare quel lavoro.
FONTE: Il Corriere della Sera – G. Piacentini