Mercoledì a Nettuno, tra una battuta e un sorriso, Francesco Totti ha dettato la linea. Da romanista, parlando chiaro ai tifosi sulle vicende recenti e soprattutto sulle operazioni di mercato. La sua sincerità, via etere, è diventata subito ingombrante oltre che virale. Divisivo ma convincente.
Ha spiegato come mai Dybala, il colpo dei sogni del popolo giallorosso e anche di Mourinho, non entrerà dal cancello principale di Trigoria; ha raccontato quanto detto a Zaniolo, cioè di seguire il suo esempio e di sposare a vita la Roma; ha aggiunto che lui saprebbe come gestirlo; ha invitato capitan Pellegrini a prendere il suo 10 (al momento Lorenzo non ci pensa); ha ammesso che per ora i Friedkin non hanno alcuna intenzione di farlo rientrare nello staff dirigenziale; ha al tempo stesso elogiato il Milan che si è affidato a Maldini, con 30 anni di vita rossonera alle spalle, per dirigere l’area tecnica, sponsorizzandosi indirettamente per un ruolo simile a quello ricoperto dal suo amico Paolo. Non tutti hanno apprezzato. Dentro e fuori Trigoria. Spesso è accaduto, anche in passato, con l’ex capitano. Ma la verità non è vero che fa male. In casi del genere può aiutare a capire. A non illudere la piazza che lui rispetta come pochi altri.
“È finita”. Ha messo la pietra sopra a Dybala. Ma ha raccontato anche di aver incassato, da romanista (tifoso, non dirigente), il gradimento e la disponibilità di Paulo. A sentire parlare Totti, automatico è diventato il paragone con un altro tentativo a vuoto. Francesco, alla fine della sua carriera da dirigente in giallorosso, provò a convincere Conte. Che ringraziò, ma rimandò (chissà a quando) l’avventura a Roma.
La società di Pallotta non avrebbe potuto accontentare le richieste di mercato dell’allenatore. Proprio come adesso i Friedkin le pretese degli agenti dell’argentino. Lui dovrebbe aver scelto l’Inter, stesso club che incassò il sì del tecnico. Totti passò dal no di Conte alla sorpresa dell’ingaggio di Fonseca. Uno dei motivi che lo portò a dire addio alla Roma dopo 25 anni.
Ieri come oggi, non c’è posto per te. I Friedkin, dopo Tirana, un pensiero sul suo ritorno lo avevano fatto. Ma poi Francesco si è messo a trattare Dybala. Ed è diventato scomodo per il bilancio del club e per il profilo di Tiago Pinto. Al quale ancora non è stato detto che in passato, da altri dirigenti, Totti è stato usato per chiamare i giocatori (campioni e non) a Trigoria. Una volta era pronto a tagliarsi lo stipendio. Per prendere Mutu. E rendere più competitiva la Roma. Ma l’esposizione dell’ex capitano continua a generare gelosia. In Casa Roma.
FONTE: Il Messaggero – U. Trani