Non c’è Roma senza fantasia dietro le punte. Lo dice la storia. È nel DNA di questa squadra esaltare il proprio gioco con un giocatore che crea pericoli tra le linee. Che sia un numero 10 alla Pastore o un incursore alla Pellegrini cambia poco: essere trequartista è arte e come tale può essere interpretata in tanti modi. Nella prima corrente ci sono fenomeni come Di Bartolomei, Giannini e Totti. Nella seconda nessuno ha più voce in capitolo di Simone Perrotta, l’uomo chiave della prima Roma di Spalletti che di fatto ha inventato un nuovo modo di fare il trequartista. «Una genialata del toscano», ci ha raccontato lo stesso Perrotta che dopo di lui ha visto muoversi inquella posizione anche il Nainggolan devastante nella stagione 2016-17 (11 gol in campionato). A osservare i movimenti di Pellegrini del derby viene una voglia matta di azzardare il paragone. «Lorenzo è fortissimo – ha spiegato l’ex giallorosso – è già maturo nonostante la giovane età. Può fare quel ruolo come Cristante, un altro che ha l’inserimento nel sangue».
UN ESEMPIO – Perrotta è l’esempio vivente delle necessità che a volte diventano virtù. Il “trequartista per caso” ha conquistato prima la Roma e poi l’Italia, prendendosi la Coppa del Mondo nel 2006: «Merito di quella Roma che esaltava le mie caratteristiche. Non sapevano mai se marcare me o Totti, era uno spettacolo giocare in quel modo».
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