Che poi è tutto, o quasi, nel triplice fischio di Feliciani in Roma-Como. Gasperini, euforico, va ad abbracciare il suo vice di sempre, Gritti, e Pellegrini. Che qualche minuto prima era uscito tra gli applausi dei 60.000 e oltre dell’Olimpico. Lo stesso Pellegrini spodestato a inizio agosto dallo stesso Gasp, col suo nuovo criterio per la fascia da capitano. Pellegrini che, questa stagione, l’aveva iniziata da corpo estraneo, col contratto in scadenza e una squadra da trovare. Alla fine, la sua squadra è la Roma ed è merito sì suo, ma soprattutto – (…) – di quel signore di Grugliasco che siede con successo sulla panchina romanista da inizio estate.
L’abbraccio a Pellegrini è la sineddoche. La parte per il tutto. E nel tutto non c’è solo l’ex capitano, di cui forse si tornerà a parlare in ottica rinnovo con la società a breve, ma c’è anche Hermoso. Bello per davvero, Mario, che ha fatto sparire dal campo Nico Paz, (…). Ma quella col Como è solo l’ennesima prova di un punto fermo ormai della miglior difesa d’Italia (…), nonostante anche per lui, quest’estate, il destino sembrava segnato. Tornato dal prestito al Leverkusen, però, Hermoso ha chiesto a Gasp di essere valutato durante il ritiro e la Roma si è ritrovata in casa un Mario che sembra quello dell’Atletico Madrid.
E poi Rensch, che dopo mesi torna in campo e fa bene a sinistra, come se ci fosse sempre stato; Ferguson che pare rivitalizzato dopo la doppietta di Glasgow; Wesley che, non solo viaggia col motorino sotto i piedi per 90 minuti e oltre, ma diventa un fattore anche sotto porta, con 3 gol in campionato che fanno di lui il secondo miglior marcatore. Dietro, soltanto, a Soulé.
E a proposito di Matias, con lui apriamo un altro capitolo, quello delle certezze. A suggellare il suo 2025 da sogno (…) è arrivata la benedizione di Fabregas: «Godiamocelo finché sarà in Italia, farà tanta strada, ne sono certo». Lo deciderà lui, insieme alla Roma, quanto ancora sarà in Italia, ma intanto Gasperini se lo gode. Così come Mancini e Cristante, che sembrano tornati atleticamente parlando quelli di Bergamo, ma con la maturità costruita nei loro anni romani. E, ultimo ma forse primo per importanza, quel fenomeno di Mile Svilar.
Insomma, di nodi il pettine di Gasperini ne ha già sciolti parecchi, anche se di margini di miglioramento ce ne sono ancora. Considerando che Bailey non si è mai acceso, ad esempio, o che Dybala deve ancora trovare il suo spazio nel presente e futuro romanista. E a proposito di futuro, la partenza di Ndicka e El Aynaoui darà più spazio a giovani come Ghilardi, Ziolkowski e Pisilli. (…)
FONTE: Il Romanista – S. Valdarchi











