Basta la parola, RomaLecce, senza neanche il trattino in mezzo. Evoca disagio, fastidio, incubi. Poco importa che “quel” RomaLecce, il primo di una discreta serie, sia stato l’unico indigesto. Ma quel boccone andato di traverso è rimasto a lungo incastrato nella trachea dei romanisti che nel 1986 avevano un’età che consentisse loro di provare emozioni forti come quella, per via di uno scudetto così a lungo inseguito e così malamente buttato nel cesso.
Poi RomaLecce si è giocata altre diciotto volte, sedici delle quali i giallorossi di casa hanno festeggiato la vittoria, con due pareggi, l’ultimo vent’anni fa. È stato quello talmente tanto il punto più basso delle disillusioni romaniste che nessun altro RomaLecce della storia sembra in grado di rivaleggiare nel campionato delle emozioni negative.
Poi però è arrivata l’onda lunga del terremoto scatenato lo scorso 18 settembre da quei folli (e incompetenti) consiglieri di Dan Friedkin e a mano a mano che ci si avvicinava a quest’altro RomaLecce in molti tifosi giallorossi ha preso a serpeggiare un altro fastidioso controsentimento violento: perché dopo l’inevitabile, anzi tardivo, esonero di Juric, è apparso chiaro che la sfida delle sfide per “l’uomo aggiusto” Claudio Ranieri non sarebbe stata quella dell’esordio timido col Napoli, né quella più esuberante col Tottenham, tanto meno quella proibitiva con l’Atalanta, ma quella col Lecce, gli altri giallorossi del campionato, alle prese anche loro con una crisi che ha portato all’allontanamento di un tecnico, Gotti, e all’ingaggio di un sostituto, Giampaolo, arrivato al capezzale di una squadra relegata al quindicesimo posto della classifica, proprio come la Roma.
Pensa tu quant’è strano il mondo del calcio, diranno gli analisti di Topolinia che hanno convinto Friedkin che De Rossi non fosse l’uomo giusto e neanche tre mesi dopo la Roma si ritrova a lottare in una zona talmente bassa della classifica che si fa davvero fatica a crederci. Così oggi Saelemaekers se la vedrà con Guilbert, Mancini con Pierotti, Paredes con Rafia e Dybala con Gaspar.
Colleghi, abitanti dello stesso pianeta. Occupano la stessa posizione di classifica, anche se con il contratto di Dybala ci si può pagare quasi tutta la rosa a disposizione di Giampaolo. Chissà se questo dato gli analisti di Topolinia l’hanno scoperto.
Col nuovo tecnico il Lecce ha compiuto già due mezzi miracoli, vincendo lo scontro diretto di Venezia dopo aver subito l’iniziativa avversaria per 70 minuti e pareggiando a tempo scaduto in casa con la Juventus. Con il nuovo tecnico invece la Roma ha perso due partite su due, così resta ancora in piedi la fastidiosa e un po’ paradossale statistica che l’unico allenatore di questa stagione in grado di vincere una partita alla guida della Roma sia stato Juric (ne ha vinte quattro, addirittura, su dodici: Udinese, Venezia, Torino e Dinamo Kiev in Europa. De Rossi zero su quattro, Ranieri finora zero su tre). (…)
FONTE: Il Romanista – D. Lo onaco