Quando l’islandese Magnusson, ex stella del settore giovanile della Juventus, ha atterrato Kluivert, beccando il secondo giallo, quindi il rosso, la Roma si è trovata a dover combattere contro un avversario in inferiorità numerica e con mezza difesa titolare fuori uso, visto che il Cska era già stato costretto a sostituire l’infortunato Fernandes. Il risultato, con 35 minuti ancora da giocare, a quel punto era fissato sul pareggio. Alzi la mano chi, in quel momento, non ha pensato: se la Roma non vince questa partita… Lorenzo Pellegrini ha impiegato pochi minuti per respingere i cattivi pensieri e a riportare la squadra di EDF in vantaggio. Tutto tranquillo, allora? Macché. Dunque, Roma avanti di un gol e con un uomo in più: facile ipotizzare, perciò, che i giochi fossero fatti. Invece dopo la rete di Pellegrini, la Roma ha cominciato a giocare la partita dell’egoismo. Con troppi elementi che hanno pensato più alla gloria personale che a quella collettiva. E così la partita è rimasta in bilico fino all’ultimo secondo, con la Roma spesso in difficoltà contro un avversario menomato. Alla fine, è vero, i tre punti, fondamentali per il cammino in Champions, sono arrivati ma quanto accaduto dopo la rete di Pellegrini non deve essere dimenticato. Perché una volta ti può andare bene, ma in altre circostanze rischi una figuraccia memorabile. Ed è proprio dopo una vittoria così pesante che vanno fatti certi discorsi, perché sono queste (non solo queste, ovvio) le cose che devono essere migliorate se si vuole diventare realmente Grandi. Se non si pensa al gruppo, ma soltanto a se stessi, a gioco lungo non si va da nessuna parte. Inutile fare nomi, la partita l’hanno vista tutti e tutti si sono fatti un’opinione precisa su cosa è successo a Mosca.
EPILOGO DOLCE – Nonostante i suoi difetti, abbinati ovviamente anche a parecchi pregi, la Roma ha interrotto la serie negativa di sconfitte lontano dalla Capitale: dopo 5 ko di fila, è arrivato il successo moscovita che spalanca le porte della qualificazione agli ottavi. Servirà, adesso, conquistare un solo punto nelle prossime due partite contro Real Madrid e Viktoria Plzen per fare aritmeticamente festa. E dare una continuità alla vecchia Champions. Che, mese dopo mese, sembra essere il terreno più agibile per la squadra di EDF. Un paradosso, se rapportato al rendimento in campionato; ma il calcio, si sa, è strano. E la Roma probabilmente è la squadra più strana del pianeta. Capace di complicarsi la vita da sola con bravate fini a se stesse. Più dannose che inutili.