Nei cuori dei calciatori della Roma Budapest ha lasciato il segno, come era normale che fosse. Lo ha fatto certamente in quello di Dybala che tra pretattica mourinhana e gestione delle forze era rimasto in dubbio fino all’ultimo, salvo poi partire titolare e trovare il gol dell’1-0 nel primo tempo. Poi lo scempio di Taylor, il ko ai rigori e le sue lacrime, di quelle che non si dimenticano, di quelle che se sei un campione come lui vuoi cancellarle solo con una vittoria. (…)
Nel cammino fino alla finale dello scorso anno è stato decisivo in più di un’occasione anche prima di Budapest, come con il gol al Salisburgo, nel ritorno del play-off, con l’assist nell’andata degli ottavi con la Real Sociedad e soprattutto con la magia a un passo dal 90’ che ha mandato ai supplementari i quarti di finale contro il Feyenoord. Sempre in casa, sempre in quelle notti dell’Olimpico stracolmo d’amore e di persone, in notti come dovrà essere quella di domani contro il Milan.
La Roma di De Rossi è ben più offensiva rispetto a quella che era di Mou e lui ha ritrovato quel ruolo da “sottopunta” che tanto gli piace, senza mai perdere la sua vitale importanza nel gioco giallorosso (…). Basta un suo guizzo, un pallone, una giocata per cambiare le sorti di un intero turno eliminatorio, non conta che sia titolare o parta dalla panchina.
A Udine è subentrato per necessità e ha cambiato l’inerzia della gara migliorando anche il rendimento dei compagni, mentre domani è pronto a partire da titolare per portare la sua Roma di nuovo in semifinale. Nelle notti d’Europa all’Olimpico, notti da Paulo, inseguendo Dublino.
FONTE: Il Romanista – L. Frenquelli