La foto di questa Roma vincente, allo stesso tempo mourinhana e testaccina, è quella di Mkhitaryan che al 96°, all’ultimo minuto del recupero concesso da Massa, con un giallo sulle spalle ha tolto con la mano da terra l’ultimo appoggio del pallone possibile all’ultima ripartenza dell’Atalanta, prendendosi così un rosso che gli farà saltare la trasferta di Udine, ma che di fatto ha permesso alla sua squadra di riordinarsi per sopportare compatta la relativa punizione e infatti scacciare anche quell’ultimo pallone e festeggiare così i tre punti che abbattono un tabù (erano quasi otto anni che non si batteva l’Atalanta in casa), raddoppiano il successo dell’andata (non succedeva dal 2012-2013) e consentono di scalare teoricamente un’altra posizione, appaiando al quinto posto proprio i bergamaschi (che però devono ancora recuperare una partita).
Insomma un trionfo e una grandissima soddisfazione per i quasi 45.000 tifosi presenti (compresi De Rossi e Totti, ormai habitués dell’Olimpico) che hanno ammirato la doppia versione giallorossa di ieri: nel primo tempo intelligente e tatticamente smaliziata, nel secondo ruvida e combattiva, per un vero e proprio capolavoro calcistico che oltretutto allunga a sette la striscia di risultati positivi (quattro vittorie e tre pareggi dopo l’incredibile ko con la Juve: a ripensarci, si poteva essere addirittura quarti e in Champions).
Giocare contro l’Atalanta non è comunque mai facile, e giocare bene è praticamente impossibile. Come puoi sviluppare una manovra un minimo ragionata se ti devi scrollare di dosso dieci marcatori individualmente dedicati a complicarti la vita? Avrebbe faticato anche il Barcellona di Guardiola contro Gasperini a far partire un palleggio dalla propria area fino ad arrivare in quella opposta. Per sperare di prevalere hai solo due strade: vincere i duelli individuali oppure alzare ogni traiettoria a cercare gli attaccanti per giocarsi laggiù, e non quaggiù, gli uno contro uno che possono essere determinanti. Mourinho aveva tenuto a mente la vittoria dell’andata, mentre Gasperini ha confermato di aver perso il fluido magico che rendeva quasi irresistibile il suo gioco offensivo, quando ti rovesciava addosso giannizzeri possenti da ogni spiffero.
Senza Zapata è tutto più difficile. Mourinho invece con la Roma quasi al completo (Spinazzola a parte), prima di accomodarsi in una stanzetta a seguire la partita in tv per scontare il suo secondo turno di squalifica, è riuscito a contenere bene le iniziative avversarie a cui ha lasciato volentieri un possesso sterile (56% a 44% nel primo tempo, 65% a 35% il conto finale), senza permettere che potessero realmente insidiare Rui Patricio, praticamente inoperoso per tutta la prima parte della gara, ma poi decisivo nel secondo sulla conclusione ravvicinata di Freuler, in realtà l’unica vera occasione da rete della partita. L’unico pericolo corso dalla Roma nel primo tempo è capitato per un fallo laterale mandato lungo in area e valutato male da Karsdorp, incerto se aspettare l’uscita del portiere o rinviare, così ne è nato un mezzo pasticcio con un tentativo di tiro respinto dallo stesso terzino olandese, che però poco dopo è stato protagonista dell’azione che ha spezzato l’equilibrio: approfittando di un passaggio corto di Pasalic, ha visto e servito lungo Zaniolo impegnato in duello con Palomino, mentre Abraham è andato ad attaccare lo spazio in orizzontale seguito da Demiral, ma sul controllo (divino) e sull’immediato passaggio di Nicolò, Tammy si è avventato sul pallone prendendo in controtempo l’avversario, entrando in area, resistendo all’assalto a quel punto disperato di Palomino e battendo in uscita Musso con un tocco anticipato, caratteristica che rende le conclusioni dell’inglese quasi mai prevedibili. (…)
Così le occasioni migliori sono state della Roma: ha cominciato subito, prima con un assist di Zalewski (confermato a sinistra in questo assurdo eppure perfetto ruolo di quinto a tutta fascia: grande intuizione di Mourinho) per Abraham, intercettato da Demiral, poi sul corner con un’incornata di Mancini alzata oltre la traversa da Musso, poi con la già descritta azione del gol, infine con un’altra opportunità per Zaniolo che è stato fermato da Massa ormai a tu per tu con Musso per un intervento che invece era apparso regolare. Al 45° la barriera atalantina ha alzato oltre la traversa una gran punizione di Pellegrini, così si è andati al riposo cementando la consapevolezza che era stata finalmente trovata la formula per neutralizzare l’Atalanta.
La ripresa è stata indubbiamente più sofferta perché Gasperini ha cambiato quasi tutto il suo motore, prima inserendo Muriel per Pasalic, poi Boga e Malinovskyi per Koopmeiners e Pessina mentre la Roma abbassava progressivamente le linee, restando sul 3421 e passando poi al 541 con l’inserimento di Veretout per Zaniolo (e lo spostamento di Pellegrini a destra) e poi con i tre cambi del finale (Felix, Ibañez e Oliveira per Abraham, Karsdorp e Pellegrini, a consolidare uno schieramento ormai prettamente difensivo). Ma pur con la doppia linea Maginot la Roma si è difesa con disinvoltura, senza schiacciarsi nell’area, fermando quasi sempre gli avversari sulla trequarti, e consentendo solo a Freuler a un certo punto (al 6°) di vedere uno spiraglio prontamente richiuso da Rui Patricio.
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FONTE: Il Romanista – D. Lo Monaco