Il nome della rosa è un libro virtuale che Ranieri sfoglia con curiosità e anche un certo gusto nel monastero di Trigoria. Da settimane sta distillando presenze ed energie con risultati apprezzabili perseguendo l’obiettivo contestuale di valutare il livello dei novizi, ovvero i calciatori che giocano meno.
Senza Dybala, che conta di recuperare in tempo per la partita europea di giovedì da dentro o fuori, sarà per forza una Roma diversa. Nella strategia e nello spirito. Meno talento, più intensità. Meno creatività, più ritmo. Ranieri teme la seduzione distrattiva di un evento fissato in mezzo a due serate di gala, anche perché a Parma ha lavorato con successo ereditando 18 anni fa una squadra che era messa peggio di quella di adesso.
Allora non sorprendiamoci se a Parma verrà promosso qualcuno dei rinforzi del mercato invernale: ad esempio Salah-Eddine, terzino olandese comprato dal Twente per 8 milioni più 2 di bonus ancora a zero minuti con la Roma; oppure il francese Gourna-Douath, già titolare domenica scorsa a Venezia, che però stavolta deve battere come competitor a centrocampo Koné, che nelle ultime due partite ha giocato “solo” 45 minuti; ha anche anche il danese Nelsson, mai schierato dall’inizio ma subentrato un paio di volte, magari per consentire a uno dei difensori di tirare il fiato.
Uno tra Mancini e Ndicka dovrebbe fare gli straordinari. E forse anche Angelino, se Ranieri non si fidasse di lanciare subito Salah-Eddine. Qualche dubbio rimane pure per la struttura del tridente offensivo: El Shaarawy è in ascesa, gli altri due sono in ballottaggio.
FONTE: Il Corriere dello Sport – R. Maida