Sul campo del Bentegodi, allagato come una risaia da mezz’ora di pioggia monsonica, s’è impantanato il sogno di record della Roma di Mourinho. Si ferma a sei il contatore delle vittorie iniziali consecutive. Com’è prassi in questa sua seconda vita italiana, l’uomo del Triplete interista ha analizzato la sconfitta con saggezza, senza gli slanci testosteronici di un tempo: “Non abbiamo giocato bene, non abbiamo giocato male. Quanto all’atteggiamento i miei giocatori sono intoccabili, però dobbiamo capire meglio i momenti di difficoltà“. A chi ha provato a offrirgli la scusa del campo paludoso su cui la palla faticava a rotolare, Mourinho ha risposto: “Niente campo, niente tifosi, niente di niente. Responsabilità solo nostra“.
Negli occhi resta il primo gol della partita, segnato da Pellegrini di tacco. Per il capitano è già la sesta rete in stagione fra tutte le competizioni, un prodigio se si pensa che in tutta la scorsa ne ha fatti 11. E resta impresso anche l’ultimo gol della gara, segnato da Faraoni dal limite dell’area. Il pompiere Mourinho al primo inciampo ha invitato Roma e i romanisti a non abbattersi: “Abbiamo vinto sei partite, non sessanta. Ora ne abbiamo persa una, non dieci”. Sembra di leggere i versi di Kipling sul centrale di Wimbledon: “Se riuscirai, incontrando il successo e la sconfitta, a trattare questi due impostori allo stesso modo“. La poesia finisce così: “Sarai uomo, figlio mio“. Per dimostrare di esserlo i giallorossi avranno tutte le occasioni: giovedì l’Udinese all’Olimpico, domenica il derby, poi lo Zorya in Conference League e l’Empoli in casa.
FONTE: La Repubblica – F. Vanni