Daniele De Rossi decide di regalare a Paulo Dybala gli ultimi ventuno minuti contro il Cagliari. Ventuno, come il suo numero di maglia, che chissà se potrà indossare ancora. Un finale di partita, quello con la Joya in campo, senz’altro più acceso, più luminoso, più libero, magari con meno equilibrio. Soulè viaggia spedito ma non basta, Dybala porta spessore, purtroppo per la Roma, non la vittoria, ma in poco tempo si procura una punizione interessante, si inventa un assist per Dovbyk e fa ammonire Deiola, che per poco non lo costringe a restare nella Capitale per sopraggiunto infortunio. Paulo ha portato ciò che la Roma in questo momento non ha e non può avere: imprevedibilità, il cambio di passo, la giocata geniale, conoscenze maggiori rispetto ai nuovi. Sì, anche un passaggio sbagliato, ma ci sta.
La Roma ci prova con i nuovi e alla fine rischia i vecchi: si passa da un tridente composto da Soulé, Dovbyk, Zalewski a quello con Dybala, Abraham ed El Shaaarawy. Ne esce un pareggio alla “prima” che si prospettava pericolosissima proprio per le questioni di mercato che hanno accompagnato la Roma a questo appuntamento: il Cagliari ha cercato di limitare i danni, ma poi ha creduto pure nella vittoria. La Roma ha mostrato coraggio solo alla fine, sfiorando il gol in un paio di occasioni. La squadra che si presenta a Cagliari non è la Roma. O almeno non è ciò che ha in testa De Rossi, al di là della questione Dybala. Che era qui con la squadra, come sempre, ma forse non più per sempre; parte dalla panchina e sembra pure una scelta tecnica, ma in realtà non lo è, non può esserlo, l’idea che sia un calciatore marginale non è il massimo, non lascia aperti i sogni. La Roma è indecisa, Paulo pure, vedremo, e intanto gli si merita scampoli di gara, in attesa di un futuro migliore per tutti.
De Rossi fa quel che può con il materiale che ha (Celik e Zalewski sono i titolari dei due ruoli al momento da rinforzare), di più era complicato, anche se – al di là dei calciatori mancanti – il gioco non è ancora brillante e gli errori sono tanti, nei passaggi, nei movimenti. Spesso i giallorossi vanno a fiammate, peccano negli ultimi metri, servendo poco e male Dovbyk. Soulé cerca gloria personale, l’ucraino c’è ma si fa notare davvero poco, spicca per uno spicchio di gara Le Fée, che pressa, recupera, ma a volte pure lui cade in errore di troppo.
FONTE: Il Messaggero – A. Angeloni