José Mourinho, per rispetto del lavoro di Paulo Fonseca, non arriverà fisicamente a Roma prima della fine del campionato. Però è chiaro che ha già iniziato a lavorare per costruire il gruppo che deve risollevarsi da questa stagione senza risultati ma soprattutto triste, che è un aggettivo che non si addice alla squadra e ai tifosi giallorossi. Quattro sono i calciatori in rosa che Mourinho ha già avuto alle sue dipendenze: Santon nell’Inter del triplete, Smalling e Mkhitaryan nel Manchester United che ha vinto l’Europa League 2018, Pedro per pochi mesi nel Chelsea 2015-16.
Curiosa è la storia della finale di Europa League: lo United affrontò l’Ajax e a fine gara Mourinho consolò un giovanissimo Justin Kluivert, promettendogli che un giorno sarebbe stato il suo allenatore. Chissà se Kluivert tornerà dal prestito al Lipsia e tornerà a Trigoria e la supervisione di Mourinho si avvererà.
La base giovane della Roma – Mancini, Kumbulla, Ibanez, Villar, Pellegrini e Zaniolo – è garanzia del lavoro triennale per costruire una squadra con una forte identità. Veretout è sicuramente un calciatore adatto al calcio del portoghese e Dzeko può rientrare nel progetto: il bosniaco ha ancora un anno di contratto, molto oneroso.
La comune appartenenza alla Gestitute del potentissimo Jorge Mendes ha già fatto rilanciare i nomi di tre portoghesi: José Sa (portiere dell’Olympiakos), Renato Sanches (centrocampista del Lilla) e André Silva (centravanti dell’Eintracht Francoforte, ex Milan). Un altro nome per la porta è quello di David de Gea, che in questa stagione al Manchester United è stato “panchinato” dal più giovane Henderson.
Nei suoi staff, Mou ha sempre voluto un ex della squadra. È una grande suggestione pensare a Daniele De Rossi, dopo l’esperienza con la Nazionale a Euro 2021. Ancora più clamoroso sarebbe il ritorno di Francesco Totti in un ruolo dirigenziale.
FONTE: Il Corriere della Sera