Se segna Edin Dzeko, siamo tranquilli. Avviso ai naviganti: ci pensa lui, il bomber. Messaggio buono per la scorsa stagione, non per quella attuale. Edin fino a questo momento ha segnato – in campionato – due reti, una a Torino, esordio della serie A, un’altra sabato a Empoli, l’ultima prima della pausa nazionali (in mezzo l’exploit in Champions, con il tris al Plzen). Nelle partite di campionato sono andati a segno soprattutto i suoi compagni di squadra e non sempre attaccanti, basti vedere il derby: Pellegrini, Kolarov e Fazio, due difensori e un centrocampista-trequartista. La Roma quest’anno segna abbastanza e, dopo la Juve con diciotto reti, è la squadra che ha marcato di più, sedici gol. Del resto Eusebio lo aveva annunciato/auspicato: doveva essere migliorata l’efficacia sotto porta, visto che la difesa aveva fatto la sua parte e che invece quest’anno – per ora – si è concessa qualche distrazione di troppo (solo tre volte su otto Olsen non ha preso reti). Rispetto alla passata annata, là davanti qualcosa è migliorato, ma il dato è quasi impercettibile.
Nelle prime otto partite disputate (non compresa Samp-Roma), la fase offensiva ha prodotto quattordici reti, ovvero due in meno di quest’anno. Se si include nelle otto giornate quella rinviata (di Marassi) siamo a quindici, quindi differenza con quest’anno ancor più impercettibile. La metà delle reti segnate alla ottava dello scorso anno, porta la firma di Dzeko. Di Kolarov, Nainggolan, autorete Lucioni, Perotti, 2 El Shaarawy, Florenzi gli altri marcatori. Sei a segno. Quest’anno il tutto è distribuito su più maglie, come se anche il gol facesse il turn over. Sono undici i bomber di campionato (2 Dzeko, 1 Florenzi, 2 Pastore, 1 Manolas, 2 Fazio, 1 Cristante, 2 El Shaarawy, 1 Under, 2 Kolarov, 1 Pellegrini e 1 Nzonzi), dodici compresa la Champions (Kluivert in più). Sedici reti in tutto (più cinque in Champions League) ma il risveglio c’è stato dal Frosinone, con nove reti in tre partite: quattro ai ciociari, tre alla Lazio e due all’Empoli. Subendo un solo gol, quello di Immobile, per gentile concessione della Roma (errore grossolano di Fazio). Questo tris di partite è ciò che Di Francesco aveva sognato e ciò per cui aveva lavorato: una squadra offensiva ed equilibrata. E la Roma è arrivata in ritardo, perdendo punti nelle prime giornate, faticando a creare gioco e subendo sempre, vedi le tre reti incassate con l’Atalanta, le due col Chievo e le due di Bologna. Chi manca all’appello tra gli attaccanti è Schick (Perotti non è stato quasi mai disponibile, per lui solo una presenza in campo a Bologna e due volte in panchina). Patrik è tornato a vivere gli incubi dell’inizio stagione scorso, con la differenza che all’epoca, in questo periodo, era alle prese con problemi fisici, mentre quest’anno è dato in piena forma ma non gioca. O meglio fino a ora è stato utilizzato due volte da titolare in campionato (Milan e Frosinone) e per tre volte è subentrato (Torino, Atalanta e Milan), reti fatte zero. A Trigoria aspettano e sperano che il patrimonio Schick non si svilisca. Forse Di Francesco dovrebbe concedere qualche opportunità in più, forse anche lui dovrebbe metterci un po’ più di cattiveria, di veleno, si dice in gergo. Un po’ e un po’.